In un’intervista rilasciata a Libero, Dino Zoff, ex portiere leggendario dell’Italia e campione del mondo nel 1982, ha espresso una forte critica verso lo stile di telecronaca di Lele Adani, recentemente promosso a commentatore delle partite della Nazionale sulla Rai. Zoff, con la sua solita franchezza, ha messo in discussione l’adeguatezza degli approcci moderni alla narrazione sportiva, contrapponendoli agli standard di un’epoca televisiva più classica.
Ecco il testo completo dell’intervista:
«L’urlo lo dovrebbe fare un tifoso allo stadio e non chi racconta le partite in Tv. Io provengo da un’altra era geologica e le mie partite sono state raccontate dapprima da Niccolò Carosio, poi da Martellini e infine dal mio amico Bruno Pizzul. Diciamo che erano altri stili di narrazione e fermiamoci qui».
Zoff continua: «Non posso essere in linea con quello che ascolto in certi momenti. Ma, ripeto, io sono anziano per tutte le novità che vengono proposte oggi, è la legge della vita. Questo è il mondo dei giovani ma certi valori restano sacri, per me. Il primo è quello dell’educazione e della serietà. Siamo negli anni dell’adanismo? Siamo nelle stagioni di quella che definirei un’inflazione eccessiva delle parole che trova conferma anche nei racconti calcistici televisivi».
L’ex portiere conclude quindi: «Certe telecronache di oggi sono la vetrina dell’esasperazione mediatica e di un certo tipo di linguaggio. Certe espressioni tenorili possono sembrare esagerate, ma quello che non capisco sono i toni accesi in partite che non sono certo finali mondiali o europee per le quali la posta in palio è altissima».