Zeman, Palermo e il sogno proibito: «Allenare i rosa? Vivo il presente, contento che si siano ripresi in campionato»
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla presentazione del libro di Zeman a Palermo, raccontando l’evento.
Ha scritto un libro che racconta la sua lunga vita. S’intitola «La bellezza non ha prezzo» (Rizzoli). Lo ha scritto assieme al giornalista Andrea Di Caro, altrimenti le pagine sarebbero molto meno. Perché Zeman pensa e parla per frasi brevi. Il cinema Rouge et Noir è pieno. «Non sono qua per il libro ma per vedere tanta gente che non vedo da tempo, è cresciuta con me e mi ha fatto crescere», sono le sue prime parole. E scatta un applauso. «Pensavo che più bello di Praga non c’era e poi ho visto Mondello. Strano a Palermo ho fatto tanti altri sport più del calcio: pallamano, pallavolo, allenatore in piscina per il Lauria. Istruttore nelle palestre per aggiustare le signore». Il libro racconta tutta la vita di Zeman, dall’infanzia a Praga, al trasferimento in Sicilia a casa di Vycpalek fino alle affermazioni da allenatore ovvero: «La bellezza di aver vinto con la bacheca vuota». Il mito palermitano di Zeman inizia nell’estate del 1969. La primavera di Praga è stata chiusa dai carri armati, Sdenko resta a casa Vycpalek, vecchia bandiera rosanero.
A Palermo Zeman trova amici, l’amore, la possibilità di far germogliare la sua idea di squadra, legata al modulo 4-3-3 e ai movimenti di tutti i giocatori. «Dell’arrivo a Palermo ricordo il cielo senza nuvole, forse c’erano ma non le ho viste. Con mio zio ci divideva la canzonetta, io ero per Battisti, lui per Mina. Ci fu la disgrazia della morte di Cestino nella tragedia aerea di Montagnalonga per me era come un fratello, lo zio ci trattava in modo eguale». Dopo esperienze a Cinisi, Bacigalupo, Carini, Esakalsa, Misilmeri, nel 1974 le giovanili del Palermo. «All’inizio avevo solo due ragazzi. Facevo provini dietro la gradinata, mi bastava vedere il palleggio. Quella squadra fa un torneo a Torino e in-canta tutti. «E una piccola Olanda», scrivono. «Dovunque – dice – mi sono portato dietro l’odore aspro dei campi in terra di Sicilia. Quello di Licata era mista a rocce, ci abbiamo messo tanta sabbia. Resta il sogno non realizzato di allenare il Palermo maggiore. «Mi piacerebbe? Io non mi immagino niente, vivo nel presente. Sono contento che si sia ripreso in campionato. Zamparini mi ha chiamato più volte. Ero a disposizione. Ma ho capito che gli è stato impedito di prendermi».