Zamparini: «Venezia? Volevo stadio e centri commerciali, ma dissero no. Mandai a quel paese loro e tutti i comunisti»
L’edizione odierna de “Il Gazzettino – Venezia” riporta le dichiarazioni di Maurizio Zamparini, ex patron del Palermo:
«Io presidente della fusione tra Venezia e Mestre? È stata la più grande cavolata della mia vita. Ho sottovalutato l’aspetto emotivo del calcio: il tifo del campanile, il derby tra veneziani e mestrini, non può essere cancellato. Abbiamo superato tutto con i risultati e andando in serie A, ma avevano ragione a massacrarmi. Fu un calcolo aritmetico. Volevo fare del Venezia un grande club, in centro storico c’erano 60mila abitanti, in terraferma 200 mila: pensavo che unendoli in un grande bacino di utenza fossero tutti contenti. Invece fu un errore, chiedo ancora scusa. Tornassi indietro non lo rifarei».
«Naufragio del progetto stadio? Assieme allo stadio volevo costruire uno dei miei centri commerciali, ma il Comune voleva invece che facessi un centro sociale. Così li mandai a quel paese, loro e tutti i comunisti. Pensavo di fare un regalo alla città e che ci fosse un dialogo, invece non sono mai entrato in sintonia con la politica a Venezia. Pensavo che i politici lavorassero per la gente, invece lavorano per sé e il loro partito, della gente non gliene frega nulla. A 80 anni lo posso dire».