L’edizione odierna de “Il Mattino” ha realizzato un’intervista a Salvatore Vullo il quale si è espresso in merito alla gara tra Avellino e Palermo.
Cuore siciliano e sangue biancoverde. «Non chiedetemi pronostici», esordisce Salvatore Vullo, che con la maglia rosanero debuttò tra i professionisti nel 1974 proprio in un Avellino-Palermo di serie B. «Un segno del destino», spiega convinto. Quel destino che in Irpinia lo avrebbe portato prima da calciatore e poi da allenatore.
La settimana del faccia a faccia tra lupi ed aquile inizia dalle sue riflessioni: «Più passa il tempo con questi due club in serie C e più la rivalità si accende. Hanno vissuto la A e la B, hanno blasone e seguito ed entrambe aspirano ad abbandonare al più presto la categoria. È normale che quando si incrociano in Terza Serie si accendano i riflettori». Tanti temi sul prato di gioco: «I quattro incroci dello scorso anno, due ai playoff. I palermitani ad Avellino, gli ex Avellino a Palermo. A maggior ragione è diventata una partita dai risvolti tecnici, ma soprattutto agonistici importanti. È una sfida che vale più dei tre punti canonici, c’è voglia di dimostrare anche solo nei 90 minuti di valere più di chi c’è dall’altra parte del campo. Una partita così è l’essenza dello sport».
Entrambe le società hanno cambiato in corsa il progetto tecnico di inizio stagione, facendo sussultare l’ambiente: «Le aspettative ad Avellino e Palermo sono sempre altissime. Non è semplice azzeccare tutto all’inizio, ma sbagliare il meno possibile fa la differenza. Basti pensare al Bari: ha avuto un febbraio di appannamento, ma se lo è potuto permettere grazie al gruzzolo accumulato a inizio stagione. Mentre Avellino e Palermo – ma anche il Catanzaro – cambiavano allenatore una dopo l’altra».
Il girone di andata, secondo Vullo, potrebbe aver fatto la differenza in questo campionato: «L’Avellino ha avuto un periodo di imbattibilità lunghissimo, ma con troppi pareggi. Non è riuscito a rosicchiare punti al Bari, che invece è ancora lì con un vantaggio significativo».
Vullo ammette di conoscere poco Gautieri: «È una scelta che mi ha sorpreso – dice – ma d’altronde nel momento in cui è stata fatta era necessario soddisfare certe condizioni. Lo sto scoprendo ora come gioco e personalità, per lui parleranno i risultati a fine campionato». I numeri sono l’ossessione del tecnico di Favara: «Quando si cambia in panchina, arriva sempre una scossa. Ma non vuol dire che si tratti necessariamente di una scossa positiva. Tutto dipende da cosa sa proporre chi subentra e da quanto riesca a fare presa sul gruppo. Mi sembra che per il momento i risultati stiano dando ragione all’approccio di Gautieri».
Ad Avellino sta tornando anche la serenità nello spogliatoio e nell’ambiente, ma su questo Vullo alza gli scudi: «Avere troppe certezze dall’esterno e dopo poche partite è sempre sbagliato. Se i lupi avranno guadagnato punti e serenità rispetto alla gestione Braglia, lo scopriremo facendo i conti alla fine. Sono molto curioso di vedere l’impatto che riuscirà ad avere Gautieri sul gruppo e sulla piazza». Sulla sponda rosanero, invece, Vullo si sbilancia un po’ di più: «Il curriculum di Baldini parla da solo. Grande personalità, è uno che i giocatori li prende uno ad uno se necessario. Ha una filosofia di vita e di gioco molto particolare, lo ricordiamo tutti quando si era isolato dal mondo del calcio e aveva scelto di allenare solo per passione e non per soldi. Se ha detto di sì al Palermo è perché sente che si tratta di un’occasione in cui può smuovere l’ambiente soprattutto dal punto di vista emotivo».
Obiettivi di fine stagione per l’Avellino? «Guai a mollare – dice – ma ogni giornata che passa è un gradino in meno da salire per il Bari. Se la vetta dovesse essere irraggiungibile, credo che il secondo posto sia più che fattibile». Chissà che un brivido finale alla classifica non lo regali la situazione Catania, ultima squadra in cui Vullo ha militato da professionista: «Provo grande tristezza – conclude – a vedere un’altra big sull’orlo del baratro. La mia sensazione è che il tribunale voglia evitare il fallimento a stagione in corso e dare la possibilità al club di arrivare a fine stagione. Onore e merito a chi è in campo e chi allena: finora non hanno mollato i remi in barca e hanno fatto sì che il campionato non venisse falsato».