Sono circa novanta le persone che avrebbero dovuto raggiungere la Sicilia, bloccate ancora agli imbarcaderi delle società di navigazione sullo Stretto di Messina, in attesa di essere avviate alla quarantena obbligatoria in Calabria per carenza di documentazione sanitaria.
Il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, in contatto con la Protezione civile e le Regioni Sicilia e Calabria, sta valutando l’individuazione di una struttura idonea in cui alloggiarli in sicurezza per il successivo monitoraggio, ovvero un hotel di Reggio Calabria, dove dovrebbero essere trasferiti nel giro di qualche ora.
Alcuni di loro hanno chiesto tuttavia di fare la quarantena nel loro Comune di residenza. L’agenzia Ansa ha raccolto la vibrante protesta di Gianna Simonte: “Mi vergogno di essere italiana. Siamo praticamente sequestrati da ieri e nessuno fa niente. Ero diretta a Marsala con mio marito. Abbiamo già fatto una quarantena nella nave da Crociera in cui lavoriamo. Siamo scesi a Civitavecchia dove ci hanno detto che saremmo potuti arrivare in Sicilia. Il nostro non è uno spostamento da un Comune all’altro, stiamo rimpatriando e vogliamo andare a casa nostra”.
La donna denuncia l’assoluta mancanza di assistenza adeguata: “Siamo qui con altre undici persone in una saletta senza avere cibo e coperte, nell’attesa che si decida se possiamo attraversare lo Stretto. Abbiamo trascorso una notte orribile, al freddo. Tossiamo tutti. Siamo ammassati in uno spazio ristretto, senza alcun rispetto delle distanze di sicurezza o dispositivo per proteggerci. Hanno chiuso anche i bagni tutta la notte. Siamo partiti sani e rischiamo di arrivare ammalati. Ci arrestino, noi non ci muoviamo da qui”.