Violenza a Palermo, il minorenne scarcerato per «resipiscenza». La caccia al video dello stupro su Telegram
L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sull’orrore avvenuto a Palermo con lo stupro di gruppo su una 19enne.
La linea di difesa è quella ricorrente nei processi per stupro, dove la vittima è consenziente, quando non colpevole di aver provocato i suoi carnefici. Un classico che pare ripetersi nella tragica storia vissuta da Francesca (il nome è di fantasia, ndr), la 19enne palermitana che ha denunciato di essere stata abusata, la notte tra il 6 e il 7 luglio, da sette ragazzi con cui aveva trascorso qualche ora in un locale. Una violenza di gruppo finita in un video girato con un cellulare e finito nelle mani degli inquirenti. Un filmato violento e drammatico, determinante per l’inchiesta, che sta scatenando anche una morbosa curiosità: sono decine gli utenti a caccia di quelle immagini su Telegram.
Incastrati dalle parole della ragazza e dalle riprese, tre degli indagati, interrogati dal gip, hanno ammesso di essere stati con la giovane la sera degli abusi. Ma la violenza, quella l’hanno negata. Francesca, hanno detto al magistrato, era consenziente. Una linea comune con piccoli distinguo nella descrizione dei ruoli. Angelo Flores, il giovane conoscente della vittima, che l’avrebbe adescata su Instagram e invitata a vedersi con la sua comitiva, ha raccontato di essersi «limitato» a riprendere lo stupro. Il ventenne Gabriele Di Trapani si è spinto un po’ più in là e ha riconosciuto di aver avuto rapporti con la giovane, precisando, però, che lei avrebbe intuito dal principio le sue intenzioni, tanto da chiedergli di non passare davanti al locale in cui lavorava il fidanzato per evitare che li vedesse. La strategia dell’ammettere quel che non si può negare e negare tutto il resto non ha però dato i frutti sperati: il tribunale del Riesame, infatti, ha respinto la richiesta di scarcerazione di entrambi. È andata meglio, invece, al più giovane del branco, che solo da qualche giorno ha compiuto 18 anni. Ripreso nel video e ritenuto dai pm il più violento tra i sette, ha parlato di un atteggiamento provocatorio della vittima, arrivando a dire che sarebbe stata la ragazza a invitarlo ad avere un rapporto. Una difesa in cui il giudice ha comunque visto sprazzi di «resipiscenza», tanto da revocargli la custodia cautelare in carcere e mandarlo in comunità. La decisione però non è piaciuta alla Procura dei minori che ha annunciato l’intenzione di impugnare il provvedimento, nè al sindacato di polizia penitenziaria: «Un esempio di impunità».
E mentre da giorni l’opinione pubblica, chiede pene esemplari, arrivando a pubblicare le foto dei sette ragazzi sui social, e il cantante Ermal Meta augura agli indagati di «finire in galera sotto 100 lupi», la vicenda giudiziaria prosegue. Oggi il tribunale dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di libertà del quarto presunto stupratore, Cristian Barone, rimasto in silenzio. E sempre oggi dovrebbero essere interrogati gli ultimi tre arrestati: Samuele La Grassa, Elio Arnao e Christian Maronia. Il loro ruolo nella vicenda è emerso solo dopo alcune settimane di indagini. In particolare Maronia, che ha dovuto cambiare avvocato vista la rinuncia al mandato del primo legale, dovrà chiarire una sua frase intercettata: «Lei non voleva, faceva ‘no basta’», aveva commentato con un complice ascoltato dalle microspie dei carabinieri. Quel che le difese dei sette non potranno, però, mettere in dubbio è l’attendibilità di Francesca che in una consulenza depositata agli atti dell’inchiesta viene definita come «idonea a testimoniare». La ragazza, descritta per il complicato vissuto familiare che ha alle spalle, come una persona «che tacita le angosce privando le esperienze del loro tratto emotivo se traumatico», secondo l’esperto incaricato dall’accusa è pienamente capace di raccontare quel che le è accaduto.