Vincenzo Sarno si ritira: «Lasciai casa a 10 anni, fu una condanna. De Zerbi mi ha cambiato la vita»

Dopo una carriera vissuta tra Serie C e D, Vincenzo Sarno ha annunciato il ritiro dal calcio giocato. Etichettato fin da giovanissimo come il “figlio di Maradona”, Sarno è stato protagonista a soli 10 anni di un trasferimento che fece epoca: dal quartiere Secondigliano di Napoli al Torino per 120 milioni di lire. Oggi, a distanza di oltre vent’anni, si racconta con sincerità in un’intervista a La Repubblica.
«Facevo la quinta elementare. Hanno detto che il Torino avrebbe dato un lavoro a mio padre, che lui avrebbe trasferito la famiglia al Nord. Non andò così. Mi ritrovai da solo, dentro una vita che non conoscevo. E che da subito ho rifiutato», ha confessato Sarno, definendo quel passaggio precoce «non solo un errore, ma una condanna».
«Ero infelice. Appena mi mettevo a letto, piangevo. Trasferire un bambino da Secondigliano a Torino, senza genitori, appoggiarlo prima in albergo, poi nella cameretta di un conoscente è stato un errore».
Il Napoli, paradossalmente, non fu mai un’opzione:
«Mio padre non era stato contento di come avevano trattato mio fratello più grande, Antonio, anche lui calciatore. E decise di non mandarmi lì».
La Serie A non è mai arrivata, ma Sarno non rinnega nulla:
«Sono comunque contento di quello che ho fatto. E lì ho avuto la fortuna di conoscere un allenatore come Roberto De Zerbi, un genio, oggi uno dei più forti al mondo».
Indimenticabile il periodo al Foggia, dove ha vissuto i suoi anni migliori:
«Ho fatto tre stagioni con lui, in tutto trenta gol. Non mi sono più ripetuto. De Zerbi era unico per quello che ti diceva negli spogliatoi, per come ti schierava in campo. Ha aperto un’era in cui gli allenatori sono diventati più attenti ai giovani».
Poi la chiusura, amara ma consapevole:
«I ragazzi che esordiscono oggi sono fortunati. Io ho fatto il mio. Adesso è tempo di voltare pagina».