L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Bari, prossimo avversario del Palermo che non naviga in buone acque.
Una polveriera. La figuraccia del Bari con una Reggiana in piena emergenza fa scattare la dura protesta dei gruppi organizzati. La contestazione ai De Laurentiis, partita già a metà ripresa, prima del definitivo 0-2 degli emiliani, è proseguita in modo veemente al fischio finale. Pioggia di fischi sui giocatori e sull’allenatore Pasquale Marino, cori eloquenti nei confronti della proprietà, accusata senza giri di parole di non rispettare la piazza e di non fornire adeguato sostegno alla squadra. Pochi minuti dopo le 18, oltre trecento tifosi hanno invaso il parcheggio dell’area stampa, sotto gli uffici della società, per urlare il proprio malcontento. Dopo mezz’ora di assedio, tra petardi e fumogeni, una folla ancor più numerosa è riversata nei pressi della porta 8 per chiedere «sangue e sudore» ai protagonisti.
A metterci la faccia, come al solito, è stato il d.s. Ciro Polito. «Siamo in debito – la premessa del dirigente napoletano -. Dovevamo raggiungere uno step più elevato ma non ci siamo riusciti. Può darsi che sia un nostro limite, possiamo solo promettere che daremo sempre il massimo per onorare la maglia». L’analisi del tecnico biancorosso non lascia spazio a interpretazioni. «Prestazione sconcertante – la chiara premessa di Marino -. Dopo un mese e mezzo di lavoro ci siamo inceppati, specie nel primo tempo. Siamo stati poco lucidi nel possesso palla, abbiamo dato la possibilità alla Reggiana di palleggiare con facilità, arrivando sempre in ritardo nella pressione. Nel secondo siamo stati un po’ più aggressivi ma la produzione offensiva è mancata completamente. È una gara da dimenticare sotto tutti i punti di vista. Abbiamo corso forse più di Ascoli ma lo abbiamo male. È un’involuzione inaspettata, anche per come ci eravamo allenati in settimana. Siamo rammaricati, sono io il primo responsabile. Però ci dobbiamo rialzare e anche in fretta. Nelle gare precedenti c’erano stati segnali positivi anche quando avevamo perso. Avevamo fatto passi avanti, dimostrando crescita. Adesso serve una reazione decisa, non possiamo permetterci di essere fragili. Mi attendono a Coverciano per ritirare la Panchina d’Oro ma sono tentato di rinunciare per stare vicino ai ragazzi (stamattina la ripresa dei lavori, ndr)».