L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Venezia e riporta le parole di Vanoli.
Ai primi di novembre, nei giorni tradizionalmente meno allegri dell’anno, Paolo Vanoli ha debuttato in B con un Venezia penultimo e l’ha portato ai playoff, arrendendosi solo a quel Cagliari che poi sarebbe andato in A. Lui la chiama resilienza.
Sembra di sentire Mario Draghi… «Lo dico anche ai miei figli. Serve il sacrificio, bisogna lavorare per il futuro. Resilienza, appunto».
Riesce a ripartire da quei playoff? «Dobbiamo. E senza ripetere certi errori. Intanto siamo diventati una squadra vera, mentalizzata al lavoro e al sacrificio, che sono fondamentali. Come ci si allena, si gioca».
La strada è la stessa? «Dobbiamo fare tutto come una squadra, dal ritiro, alla settimana della partita. Quando sono arrivato tutti avevano un alibi per non remare al 100%. La cultura peggiore. La prima cosa è stata cancellarla».
Il rinnovo del contratto è vicino: obiettivo? «Come diceva Conte, bisogna lavorare per far crescere un’azienda. Al Venezia sono stati rivalutati tanti giocatori e questo è un bene per il club. Non so se siamo costruiti per vincere, ma con lavoro e sacrificio si può arrivare ovunque».
Si chiama fuori? «La proprietà farà capire quali sono le ambizioni. Ci servono ancora tre elementi, a mercato chiuso capiremo tutto».
E allora chi lo vince? «Il Palermo ha dato segnali importanti. Poi le retrocesse. Ma in B è dura a parlare di favorite…».