Venezia, Dennis Johnsen: «Ora rincorriamo il super Parma. Ma la squadra che mi ha impressionato è il Catanzaro, che gioco!»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Venezia e riporta le parole di Johnsen.

Bellezza ed efficacia. Negli ultimi tre turni Dennis Johnsen ha messo il turbo al Venezia: gol del 2-1 contro il Pisa, assist no-look per mandare Busio in rete per lo 0-1 a Terni, altro gol decisivo col Catanzaro. Fanno 9 punti, un terzo dei 27 che vedono veleggiare gli uomini di Vanoli al secondo posto a due lunghezze dal Parma. Non male per il 25enne norvegese, alla quarta stagione in Laguna. Spesso viene criticato, lo si considera geniale e allo stesso fallace, effimero. Vanoli spesso lo pungola ma a lui non rinuncia, da titolare o da impact player per la ripresa.

Si aspettava un Venezia secondo dopo 13 giornate? «Sapevamo di avere una buona squadra, ma la B è difficile. Non guardiamo troppo alla classifica, può succedere qualsiasi cosa. Però crediamo in noi stessi».

Segnate molto nella ripresa. Perché? «Le partite tendono ad aprirsi, gli avversari sono più stanchi. Noi abbiamo giocatori bravi a sfruttare gli spazi».

Quale squadra l’ha impressionata di più finora? «Il Catanzaro, senza dubbio».

Non il Parma? «Certamente il Parma è una grande squadra, forse la più completa. Giocare contro di loro è stato più facile che con altre, per via del loro modo di stare in campo. Ma la squadra che mi ha impressionato di più è il Catanzaro: costruzione da dietro, tante rotazioni, tanta dinamicità».

Nessuno di voi finora ha parlato della promozione come un obiettivo. Solo superstizione? «Se la gente lo dice è una cosa bella perché significa che stiamo facendo bene. Ma davvero tutto può cambiare. Certo, nella squadra abbiamo i nostri obiettivi».

Che rapporto ha con Vanoli? «Buono. Lui parla con tutti e cerca di aiutarci. Chiede molto, ma è un fatto positivo, siamo qui per questo. È un buon tecnico».

Nel 2021 disse che di lì a 5 anni si vedeva in Serie A, in Champions League. Rimane lo stesso obiettivo? «Assolutamente sì».

È più dura giocare in B o in A? «In B. Ritmo più basso, meno spazio, meno qualità».