E’ nato probabilmente a seguito di una sequenza di comportamenti irresponsabili il nuovo focolaio di Coronavirus nel vicentino. Stando a quanto riferito da “Teleclubitalia.it”, il paziente zero è un uomo rientrato dalla Serbia il 25 giugno che, anche dopo i primi sintomi simil-influenzali, ha continuato ad avere contatti, sia lavorativi che extralavorativi. Al terzo giorno, il 28, sta male: si reca al pronto soccorso per sottoporsi al tampone. Il test ne rivela la positività ma lui rifiuta il ricovero. Su insistenza del sindaco di Pojana Maggiore, Paola Fortuna, viene ricoverato tre giorni dopo, il 1 luglio. Ora è in rianimazione, in condizioni abbastanza critiche. Purtroppo si è appreso che anche dopo aver fatto il tampone, ha continuato ad incontrare persone. Il secondo caso positivo si è manifestato il 30 giugno dopo almeno 6 giorni asintomatici. Si tratta di una delle persone che occupavano la stessa auto del “paziente zero” usata per andare in Serbia. E così via gli altri occupanti e altri contatti stretti del primo contagiato. Il focolaio si è sviluppato nell’azienda Laserjet srl, dove al momento sono stati riscontrati cinque casi di positività al Covid, mentre 52 persone si trovano in isolamento fiduciario per sottoporsi al tampone. Infine un ultimo caso viene registrato presso l’Ulss 6 Euganea: «una paziente che si è presentata al Pronto soccorso di Schiavonia il 29 giugno, dichiarando di aver avuto contatti con il ‘paziente zero’», ha dichiarato il governatore veneto Zaia. «In questo caso l’indagine è risultata difficoltosa per la negazione di alcuni dati, come lavoro e contatti. Evito di continuare perché altrimenti mi incazzo del tutto». Così «non ne veniamo fuori», dice il Presidente della Regione: il rischio è di aver «buttato 4 mesi» per «colpa di questi irresponsabili».