L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul concerto di Vasco Rossi a Palermo e riporta alcune parole dei fan accampati.
Poche ore e il popolo di Vasco potrà esplodere in tutta la sua energia. Le lancette corrono, febbrile l’attesa. L’accampamento ha ormai toccato quota 50 tende e la piccola comunità che lo abita, silenziosa, non sta più nella pelle. Chi più chi meno, si conoscono tutti, da anni compagni di vacanze nel segno del rocker modenese e dei suoi tour: in lungo e in largo per la Penisola e le isole seguendo ogni singolo sound check, ogni singola tappa, perché le «emozioni che regala sono sempre uniche», dicono in coro. In città non sì parla d’altro, c’è chi ancora cerca biglietti – si sa, la speranza e l’ultima a morire -, e chi tra un impegno e l’altro prova ad informarsi con la sicurezza piazzata all’ingresso principale dell’impianto di viale del Fante per poter comprendere meglio quali possano essere gli ingressi più vicini al loro settore.
La città, orfana da troppi anni di un grande artista, è vorace e pronta a godersi fino all’ultima canzone in scaletta. E chi è riuscito ad impadronirsi dei ticket prato sa che ad attenderlo troverà chi già da giorni è li con la sua tenda, piazzata secondo un ben preciso ordine di arrivo e, quindi, teoricamente, di ingresso. Di questo popolo si sa tutto e non si sa nulla. Loro si definiscono egli irriducibili, quelli delle tende».
Gli accenti sono i più disparati. Pescara, Roma, Perugia, la lista è lunghissima e chi non è riuscito a prendere le ferie per seguire tutte le tappe del tour ha chiesto giorni di permesso, si è messo in malattia e per questo evita foto, video e interviste. E alla domanda non vi basta mai?, la ri- sposta è che «le emozioni che ci regala Vasco concerto dopo concerto sono sempre differenti – sottolinea Giuseppe La Ferrara, originario di Enna ma arrivato in città da Roma, ultima tappa del tour fino a questo momento – Siamo coscienti che la scaletta è sempre la stessa e le canzoni non cambiano, ma più ne vedi più hai la sensazioni che finiscano prima. Ad oggi, a noi, un solo concerto non basterebbe».