“Il primo fu Massimiliano Allegri. Il tecnico della Juventus, nel Cagliari dal 2008 al 2010, intuì che quel guerriero ormai sul punto di uscire di scena, aveva i numeri per diventare allenatore. E infatti lo segnalò a Cellino. Un particolare lo colpì. Diego non era soltanto il capitano. Attento e scrupoloso, cercava di carpire ogni segreto del mestiere. Lo aveva fatto fin dal primo giorno a Cagliari anche se da dietro le quinte. Ventura, infatti, non lo convocò che poche volte, utilizzandolo solo contro la Samp, nei diciotto minuti finali. In panchina, Diego imparò a controllarsi. «Era giovane per modo di dire – ricorda Tanino Vasari, protagonista nel Palermo dei picciotti, nel Cagliari di Ventura e nella promozione rosa del 2004 – un giovane vecchio con tanta esperienza e soprattutto basi umane solide. Sapeva aspettare. Del resto in quel Cagliari c’erano fior di difensori: Zebina, Zanoncelli, Villa, Grassadonia, normale che si mettesse in fila. Ma si vedeva che avrebbe fatto strada anche se è difficile che il Palermo possa arrivare alla salvezza. Diego ha carattere per provarci»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.