L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” ha riportato un’intervista a Michele Uva, dirigente Uefa, il quale si è espresso in merito alle proprietà straniere in Italia e agli investimenti in stadi nuovi e green.
Ecco le sue parole:
«Gli investitori stranieri stanno portando nuova linfa sia in soldi che in idee: quasi tutti hanno comprato per fare profitti. Il rischio certo è quello che il business esasperato faccia perdere i contatti e il rapporto con il territorio perché sono poco interessati ai settori giovanili, al calcio femminile, all’integrazione con la comunità locale. Per questo bisogna creare regole, per evitare che ci sia questo scollamento e che vengano invece rispettati parametri di sostenibilità sportiva, ambientale, sociale. Il calcio deve accogliere ed essere inclusivo, ha un grande ruolo. E deve radicarsi nel proprio territorio, ad esempio investendo nel sociale e monitorando i giovani cercando talenti nel resto del mondo solo in un secondo momento. Stadi? Lo stadio è la casa della passione, è la casa dei colori di una città, di un club, è il centro fondamentale della socialità. Avere una casa confortevole e aperta a tutti è un diritto per ogni tifoso. Poi che lo stadio sia di proprietà o – come in Germania – condiviso tra club e municipalità, cambia poco. Il tifoso ha diritto ad avere uno luogo di riferimento fruibile con servizi, dove anche chi è diversamente abile può assistere alla partita e dove le famiglie con bambini possono andare in tranquillità trovando servizi adeguati. Una struttura che ti lascia sotto l’acqua per 90 minuti non trasmette un segnale di modernità e di attenzione. Lo stadio resta il cuore della squadra. Certo poi servono un centro di allenamento moderno, dove dare spazio anche al calcio femminile e ai settori giovanili. Non c’è nessuna attività a livello mondiale che mette insieme 80 mila persone fisicamente in un unico momento, a volte anche in un giorno infrasettimanale: serve ristrutturare rendendo gli spazi più moderni. E per fare questo bisogna seguire nuove regole per ridurre l’impatto ambientale. Energia green, compostaggio dei rifiuti, riciclo dell’acqua, uso di fertilizzanti naturali fanno sì che ci siano stadi che generano più energia di quella che consumano. È un investimento sul futuro».