Un incuBo senza fine: a Palermo è morta anche la speranza, ma è solo l’inizio
Non ci sono più parole per descrivere l’avventura del Palermo in queste prime 16 giornate di campionato. Una squadra disarmante, che occupa sconsolatamente un ultimo posto in solitaria più che meritato. Meritato sì, perché se ad una squadra che lotta per non retrocedere può essere perdonato fare fatica contro le big, dopo l’umiliazione subita questo pomeriggio contro il Chievo non si può più chiudere un occhio.
A dir la verità, l’impressione è che in certe circostanze gli occhi siano stati chiusi entrambi. Troppi strafalcioni perdonati con la scusa che “il campionato è ancora lungo”. Troppe sconfitte giustificate con i “se” e con i “ma”. L’ultima quella di domenica scorsa a Firenze, quando appellarsi alla sciagurata direzione arbitrale è stato fin troppo semplice. È vero, contro la Fiorentina qualcosa di buono si era visto. Per lo meno qualcuno aveva scorto la famosa luce in fondo al tunnel, che oggi è stata impietosamente spenta da Birsa e Pellissier.
La partita di oggi era maledettamente fondamentale. Non solo perché il pubblico del “Renzo Barbera” aveva risposto presente all’invito della società di viale del Fante. Era fondamentale perché ieri sera il Crotone ha vinto staccando di tre punti i rosanero. Era fondamentale perché il Chievo era un avversario abbordabile. Era fondamentale perché vincere oggi avrebbe riacceso quella famosa scintilla tanto cercata anche da De Zerbi. Che il Palermo abbia evidenti limiti tecnici è cosa ormai appurata, quello che però fa più paura è lo stato mentale dei giocatori a disposizione di Corini.
Giocatori giovani e che si abbattono troppo facilmente, misti a uomini più esperti ma stranieri e quindi non grandi conoscitori del campionato di serie A. Un mix fin qui micidiale, che in questo momento condanna il Palermo ad un mesto ritorno in cadetteria. I più pessimisti stanno già cominciando ad abituarsi all’idea di seguire le partite il sabato pomeriggio. I più ottimisti, invece, fanno affidamento sul mercato invernale. Una sessione, quella di gennaio, durante la quale è davvero difficile “fare affari”. Se a questo si aggiunge che il Palermo gli affari non li fa neanche nel mercato estivo, ecco che anche la flebile speranza dell’ultimo ottimista rischia di morire.
Questo Palermo è disastroso e non lascia intravedere segni di ripresa. Che sia guidato da Ballardini, De Zerbi o Corini: cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia, lo insegna la matematica. Come se non bastasse oggi è arrivata anche un’altra mazzata. Si tratta dell’ormai fantomatica cessione del Palermo ai cinesi e dell’ennesimo slittamento. “Colpa della lenta burocrazia del governo asiatico” ha detto deluso il presidente Zamparini. E quindi niente capitale fresco da investire per una salvezza quanto mai difficile. Uno sconsolato Corini ha chiesto giocatori esperti e pronti per la massima serie, perché di tempo da perdere il Palermo non ne ha più. Ma se i cinesi non comprano e Zamparini non è più il Paperon de’ Paperoni dei tempi d’oro, con quali soldi si potrà ricostruire la squadra?