Sarà il Comitato tecnico scientifico questo pomeriggio a portare al tavolo del governo proposte per nuove regole da introdurre durante le feste di Natale. Questo il mandato che il vertice di Palazzo Chigi con i capi delegazione dei partiti ha affidato agli scienziati, coordinati da Agostino Miozzo. Il premier Giuseppe Conte, inizialmente restio a introdurre nuove restrizioni, ha ascoltato i ministri «rigoristi» Speranza, Franceschini, Boccia e Bonafede e ne ha compreso la preoccupazione.
Il Natale rischia di essere l’anticamera della terza ondata di Covid a gennaio e, oltre al drammatico impatto sulla salute degli italiani e sulle strutture sanitarie, anche la stabilità del governo potrebbe risentirne. Il problema adesso è come dosare le misure. Due le ipotesi principali. Decidere che durante le feste l’Italia sarà una grande zona arancione, con bar e ristoranti chiusi, spostamenti limitati ma negozi aperti, oppure una zona rossa nazionale: a quel punto ci troveremmo con un nuovo lockdown generale, come in primavera, quando si poteva uscire di casa solo per urgenze, necessità e salute e con autocertificazione in tasca.
Uno scenario duro, che però aiuterebbe a “raffreddare la curva”. È la linea del ministro Francesco Boccia, che l’ha anticipata sul Corriere della Sera di oggi e di Roberto Speranza, che approva le scelte di Angela Merkel in Germania e che stamattina durante il vertice ha letto con interesse le notizie in arrivo da Londra: anche la capitale del Regno Unito si appresta a tornare in zona rossa.
Mentre il Parlamento dovrà esprimersi sulla deroga allo spostamento tra comuni, passa la linea dura anche per la pressione degli scienziati che temono «una terza ondata a breve se non si fermeranno gli assembramenti». I vertici del Cts sono stati chiari nel descrivere una situazione «che potrebbe peggiorare rapidamente senza misure restrittive».