Mario Draghi ha lavorato in silenzio, nel completo riserbo, ma le sue scelte – a pochi minuti dall’arrivo al Quirinale – cominciano a filtrare. E mettono in agitazione il Movimento 5 stelle. Ci sarebbe infatti il rischio di una sorta di “sorpasso” del Pd, che vedrebbe entrare nel governo Draghi due ministri – il vicesegretario Andrea Orlando e il già capodelegazione Dario Franceschini (confermato alla Cultura) – con la permanenza però anche di Lorenzo Guerini al ministero della Difesa, in quota dicasteri del presidente.
Mentre i 5 stelle avrebbero, anche loro, tre posti, con la riconferma di Luigi Di Maio agli Esteri e forse di Fabiana Dadone alla Pubblica amministrazione, ma con la terza casella occupata da Roberto Cingolani, che non è una loro diretta espressione, nonostante sia stato il Movimento a proporlo per il ruolo che attualmente ricopre in Leonardo-Finmeccanica.
“Così rischiamo di non votare la fiducia”, dice in questi minuti frenetici un esponente M5S. Le altre indiscrezioni: al ministero dell’Interno dovrebbe essere riconfermata Luciana Lamorgese. Alla Giustizia andrebbe Marta Cartabia, ex presidente della Consulta.