Uccisi due giocatori, appello Malinovskyi: «Stop al massacro». La Russia verso il TAS

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla Guerra in Ucraina e la morte di due calciatori.

L’invasione russa dell’Ucraina fa i primi morti anche fra gli atleti. Ieri un ex nazionale di biathlon e due calciatori di belle speranze sono stati uccisi sul fronte e dai bombardamenti. I primi morti del calcio sono Vitalii Sapylo, ex delle giovanili del Karpaty Lviv, mentre l’altro è Dmytro Martynenko che ha giocato per la squadra dell’FC Gostomel. Il sindacato mondiale dei calciatori, FifPro, ha espresso il proprio dolore per le perdite: «I nostri pensieri vanno alle famiglie, agli amici e ai compagni di squadra dei giovani calciatori ucraini uccisi».

Chi erano Sapylo, 21 anni, è morto vicino a Kiev; era un comandante di carri armati caduto nel conflitto con i russi mentre difendeva Kiev. Martynenko, 25 anni, l’anno scorso miglior marcatore e miglior giocatore della seconda lega del campionato distrettuale Kiev-Sviatoshynskyi (torneo regionale), era a casa insieme alla sua famiglia quando l’edificio è stato colpito da una bomba: a perdere la vita, oltre al calciatore, anche la madre. Gravemente ferita la sorellina di 7 anni, colpita alla testa da una scheggia, e che lotta ora fra la vita e la morte. Infine la Federazione ucraina di biathlon ha annunciato «la tragica morte di un membro della squadra nazionale ucraina tra i giovani di Kharkiv, Yevhen Malyshev, 2002. L’atleta aveva lasciato le gare 2 anni fa».

In armi Intanto anche l’ex campione di boxe Vasiliy Lomachenko e il pugile Oleksandr Usyk, oro a Londra 2012, hanno deciso di unirsi all’esercito ucraino per difendere il loro Paese. Come hanno già fatto i due fratelli Klitschko e i tennisti Vasiliy Lomachenko e Sergiy Stakhovsky. Sono al fronte anche i pistard ucraini campioni del mondo nell’inseguimento a squadre nel 1998: Fedenko, Simonenko, Matvejev e Podgorny. Mentre l’atalantino Ruslan Malinovskyi, lo spezzino Viktor Kovalenko e i compagni di nazionale Yarmolenko, Zinchenko, Mykolenko e Yaremchuk hanno lanciato un appello e invitato alla raccolta fondi per le Forze Armate. Loro hanno già messo insieme circa mezzo milione di euro. E poi attraverso il profilo ufficiale Twitter dello Shakhtar hanno scritto: «Stop the War. Lanciamo un appello alla comunità calcistica, a chi è unito dall’amore per questo gioco: ogni tifoso, ogni calciatore, ogni allenatore, ogni dirigente. Ci appelliamo a voi per spiegare al mondo intero, e per mostrare a ogni abitante della terra, che, sotto la copertura di un’operazione speciale, le truppe russe stanno apertamente combattendo una guerra contro l’Ucraina. Stanno bombardando le aree residenziali con i missili e stanno sparando sui civili. Fermate questa distruzione e questo spargimento di sangue. Alla comunità calcistica chiediamo di opporsi alla propaganda russa, di aiutarci a mostrare a tutti la verità su questa guerra. Gloria all’Ucraina».

Accuse Il difensore dell’Everton Mykolenko è andato oltre, attaccando i colleghi russi: «Mentre tu, bastardo Dzyuba (capitano della Russia, ndr), taci assieme ai tuoi fottuti compagni di squadra, i civili vengono uccisi in Ucraina. Rimarrai nascosto in un buco per il resto della tua vita e, cosa più importante, per il resto della vita dei tuoi figli. E sono felice che nessuno ve lo perdonerà mai, bastardi».

Qui, Mosca La Federcalcio russa (Rfu) intanto, dopo la sospensione di Fifa e Uefa da tutte le competizioni (compreso il Mondiale), ha affermato che la decisione è discriminatoria e che potrebbe presentare ricorso ai sensi del diritto sportivo internazionale, dinanzi alla Corte Arbitrale dello Sport. Mentre il tecnico tedesco Markus Gisdol ha lasciato la panchina della Lokomotiv Mosca: «Non posso lavorare in un Paese in cui il leader è il responsabile di una guerra».