L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sul campionato di serie B e le squadre ambiziose.
Nei piani alti della serie B, ci sono anche una neopromossa di lusso, una squadra che l’anno scorso si è salvata solo al playout e un club che ha capito come non basti la collezione di “figurine” per vincere le partite. Non è una barzelletta. È la serie B, bellezza. Catanzaro, Cosenza e Como. Iniziano tutte per C, ma da quel campionato vogliono stare il più lontano possibile e per riuscirci una buona idea è quella di competere con le big. I calabresi giallorossi dopo nove partite hanno già 18 punti. Continuando con questa media chiuderebbero a 76, una quota che l’anno scorso avrebbe garantito il secondo posto (a -4 dalla capolista Frosinone) e quindi la promozione diretta. Il progetto Catanzaro parte da lontano. Nell’estate del 2022 il club decise una politica di contratti pluriennali legati ai risultati. Strategia vincente: dopo aver dominato il torneo di C, ora si veleggia al terzo posto insieme al Venezia, a -1 dal Palermo e -2 dal Parma.
Dei titolarissimi solo Ghian ha il contratto in scadenza a giugno mentre gli altri – da capitan Iammello (2 gol e 2 assit) a Vandeputte (3 gol e 2 assist) da Scognamillo a Verna, da Fulignati a Situm, da Brighenti a Katseris, da Brignola a Biasci – tutti hanno interesse a vincere il più possibile. Solo così i loro contratti si prolungheranno il più possibile. Il Catanzaro riprenderà sabato dal match casalingo con la Feralpisalò (attesi 12000 spettatori) dopo le due vittorie di fila in trasferta con Sampdoria e Sudtirol e avendo in dote il secondo miglior attacco del campionato. Scognamillo spiega: «Vivarini ci ha dato da subito una mentalità vincente, ora dobbiamo smetterla di prendere gol stupidi». Il tecnico è orgoglioso, pur restando umile: «Non esaltiamoci troppo. Ho la fortuna di lavorare su un gruppo costruito già due anni fa, nel quale abbiamo innestato giovani interessanti che pian piano stanno venendo fuori. Nel calcio ci vogliono idee e capacità di metterle in pratica, ci stiamo riuscendo proprio per aver iniziato da tempo».
A Cosenza la piazza è stufa di soffrire e dopo ripescaggi e salvataggi in extremis lo stesso presidente Guarascio aveva promesso che sarebbe stata alzata l’asticella. Probabilmente in tanti, dentro e fuori la città, non l’avevano preso sul serio e adesso devono ricredersi. I lupi della Sila sono arrivati alla sosta con il quinto posto e tre vittorie nelle ultime quattro giornate dove spiccano i blitz di Palermo e Pisa. Caserta ha portato un calcio propositivo (solo un gol in meno del Catanzaro), la coppia Mazzocchi-Forte (3 reti il primo, 2 il secondo) ha fatto dimenticare l’uomo salvezza Nasti passato al Bari, il trio Marras-Florenzi-Tutino garantisce qualità e fantasia (senza dimenticare Canotto), portiere e difesa sono quelli dell’anno scorso e quindi ben collaudati. Meroni spiega:
«E’ cambiata la mentalità, l’anno scorso eravamo più concentrati sulla fase difensiva». Domenica c’è la prova di maturità: uscire indenni da Marassi con la Sampdoria darebbe il certificato da big. Alla pari con il Cosenza c’è il Como, che ha anche una partita in meno. Costruito un anno fa senza badare a spese (Fabregas, Cutrone, Mancuso, Baselli, Cerri, Faragò) ha dovuto sudare per non fare la fine di Spal e Benevento, salvandosi solo a una giornata dalla fine. Quest’anno si è andati su innesti più mirati, uno per reparto: Barba, Cassandro, Abildgaard, Verdi e Mustapha. Gente ancora con pedigree, ma funzionali. Venerdi sera il Como andrà all’assalto della capolista Parma, per dimenticare subito il ko interno con la Cremonese che aveva fermato un trend da 13 punti (quattro vittorie consecutive) in 5 giornate.