L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sul Verona che presto diventerà americano.
Nei prossimi mesi un altro club di A potrebbe diventare Made in Usa. Gli investitori americani, continuano a guardare con grande interesse al nostro calcio, tanto che entro fine anno anche il Verona potrebbe diventare a stelle e strisce. In caso di fumata bianca quello scaligero diventerebbe il sesto club della massima serie di proprietà americana dopo Fiorentina (Commisso), Roma (Friedkin), Milan (Cardinale), Genoa (holding 777 Partners), Atalanta (Pagliuca).
Insomma, la A va di moda tra gli imprenditori nordamericani. Una tendenza significativa e volta a espandersi. Non va dimenticato che appartengono agli americani pure gloriosi club di B (Parma, Pisa, Spezia e Venezia) e di C (Cesena e Spal). Il segnale lampante della direzione in cui sta andando il nostro calcio, dove i mecenati indigeni si contano sulle dita delle mani. Ma torniamo all’Hellas: da settimane un fondo statunitense ha messo gli occhi sulla società di Maurizio Setti, avviando i contatti per rilevarne le quote. L’intento è chiaro e ha già una prima deadline prevista per dicembre. Gli americani vorrebberoacquisire il Verona entro la fine del 2023 e sono pronti ad accelerare per arrivare al closing nelle prossime settimane.
I contorni della trattativa sono, però, ancora da definire, in quanto Setti è disponibile all’ingresso di soci (anche di maggioranza…) all’interno della società, ma al tempo stesso non appare propenso a farsi da parte. Almeno non del tutto. Ecco perché il modello di buisness impostato per l’Atalanta (avversaria quest’oggi al Bentegodi in campionato) dalla famiglia Percassi con il fondo Bain Capital guidato da Steven Pagliuca incarna ciò che il proprietario dei gialloblù vorrebbe cooptare per l’Hellas. Il che gli permeerebbe di restare all’interno della nuova compagine sociale con un ruolo di spicco e soprattutto mantenendo una certa operatività. Quanto successo a Bergamo.
Ma come funzionano le cose all’Atalanta? Nel febbraio 2022 la Dea è diventata americana, ma il patron Antonio Percassi, pur cedendo il 55% delle quote a una cordata di investitori statunitensi capeggiata da Pagliuca, ha mantenuto la presidenza ed è rimasto centrale nella vita del club, seppur con una quota di minoranza (45%). Non a caso il figlio Luca Percassi è attualmente il Ceo nerazzurro e dirige la società sul mercato insieme ai dirigenti Lee Congerton e Tony D’Amico. Setti vorrebbe replicare la medesima cosa, in salsa scaligera. E qui si gioca gran parte della trattativa: chi rileva un club punta ad avere la quasi totalità delle quote. Tutto ciò si traduce, contestualmente, con l’addio del predecessore. Un film già visto a Roma, Firenze e Genova. Quello atalantino rappresenta, al momento, una eccezione, seppur i risultati finora siano brillanti. In questi anni l’imprenditore emiliano ha riportato l’Hellas più volte in A, valorizzando tanti calciatori. La lista è corposa: da Iturbe a Romulo, passando per Amrabat, Rrahmani e Zaccagni fino a Casale e Simeone. Plusvalenze straordinarie per le casse scaligere e che hanno reso il Verona sostenibile. Ecco perché Setti per vendere il club può dettare le condizioni. Gli americani lo sanno, ma sembrano aperti al dialogo per arrivare al traguardo.