L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sulla Sampdoria e sul rischio fallimento e incubo serie D.
La Sampdoria sul campo è a un passo dalla B e a livello societario rischia il fallimento. Inutile girarci troppo attorno, il tempo delle speranze sta svanendo. La doverosa premessa è che la piazza blucerchiata e i suoi tifosi – che anche in questa stagione balorda non hanno mai fatto mancare il loro sostegno alla squadra – non si meritano tutto questo. E probabilmente non si sono meritati neppure la storia degli ultimi 9 anni. Perché l’inizio della fine per la Samp risale sempre al 2014, a quando Edoardo Garrone di fatto regalò il club a Massimo Ferrero per motivi mai chiariti. Un imprenditore la cui storia fu abbastanza chiara sin dal momento del suo insediamento, visto che proprio in quel maledetto 12 giugno 2014 Garrone venne condannato per bancarotta fraudolenta nel fallimento della compagnia area Livingston.
Un presidente senza portafoglio a cui almeno sino al 2019 le cose alla Samp andarono discretamente bene, poi però finì il giochino delle plusvalenze (da Schick a Skriniar, da Bruno Fernandes a Torreira) e lo stesso Ferrero non capì che era il momento di uscire di scena. Il Viperetta (così è soprannominato Ferrero) proprio nel 2019 disse no agli 80 milioni del gruppo Vialli, il compianto bomber dello scudetto che avrebbe voluto acquistare la Samp insieme agli imprenditori Dinan e Knaster. Ma questa ormai è storia passata. Oggi siamo nel 2023 e la Sampdoria è all’interno di un processo di composizione negoziata della crisi. In buona sostanza c’è tempo sino al 6 giugno evitare il crac. Ferrero tiene in ostaggio la Sampdoria perché chi vuole acquistare la società deve pagare attraverso un trust i 40 milioni dei concordati di Eleven Finance e Farvem, ovvero i suoi debiti extracalcio. Una vicenda surreale su cui probabilmente la Federcalcio e gli organi preposti avrebbero dovuto vigilare con maggiore attenzione. Del resto però nel calcio italiano sono già passati cadaveri illustri in passato (Fiorentina, Napoli, Torino e Parma) e nessuno si scompone nel vedere la Samp ormai sul baratro. Oggi la Sampdoria ha un valore simbolico, storico.
Ma non è certo un affare per chi compra: oltre alla “gabola” dei concordati ci sono almeno 150 milioni di debiti netti da affrontare. E anche il patrimonio calciatori si è parecchio impoverito. «Il mondo non è crollato oggi, è crollato piano piano» ha detto Stankovic dopo la sconfitta con la Cremonese che ha messo fine alle speranze salvezza. Il tecnico serbo ha avuto il merito di farsi seguire a livello carismatico dalla squadra (che non ha percepito lo stipendio di dicembre per evitare penalizzazioni in classifica) ma si è mostrato molto acerbo a livello tattico: ci ha messo insomma qualcosa di suo in questa retrocessione di cui comunque non è il primo responsabile. L’attuale presidente Marco Lanna vorrebbe riconfermare Stankovic anche in B ma il contratto dell’ex mister della Stella Rossa senza la salvezza andrebbe anch’esso a scadere a giugno. Tema quest’ultimo non prioritario di fronte al futuro della società. Ferrero non vuole farsi da parte senza i 40 milioni di concordati e gioca il suo ultimo bluff rischiando di restare col cerino in mano.
La ricerca ostentata dell’operazione bond convertibile non ha prodotto alcun risultato. La trattativa col gruppo Di Silvio/Al Thani – tenuta in vita a più riprese dal trustee Gianluca Vidal, uomo di fiducia di Ferrero – nei mesi scorsi era servita solo a illudere la piazza. Dopo la ritirata di Cerberus e Redstone in estate ora forse l’unica ancora di salvezza resta quella di Alessandro Barnaba, il finanziere del fondo Merlyn Partners che – supportato dall’ex proprietario Edoardo Garrone – potrebbe inserirsi in una fase pre fallimentare lasciando Ferrero senza un centesimo. Ma è una corsa contro il tempo molto rischiosa. E così tra chi è disposto a vendere o a comprare solo a determinate condizioni la Sampdoria resta in mare aperto. Meno male che ci sono i tifosi, meno male che ci sono i colori di una maglia unica: finché ci saranno loro la Sampdoria non morirà. Anche in serie D.