L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma su Vincenzo Milico, il calciatore che fa sognare il Foggia sarebbe finito nel mirino del Palermo.
Soltanto a gennaio, Vincenzo Millico pareva avesse un radioso futuro alle spalle. Eppure, fino a pochi anni fa, il ragazzo torinese era considerato uno dei talenti più puri del vivaio granata, sarebbe dovuto diventare uno dei grandi giocatori lanciati dal Torino, riduttivo considerarlo solo un’ala sinistra: per estro e tecnica, Millico mostrava tutti i mezzi per diventare un bell’attaccante. Quando nel gennaio 2021, a neanche 21 anni, scendeva in B per maturare, c’era mezza categoria a inseguirlo, l’asta se l’aggiudicava il Frosinone. Ma la B risultava indigesta a Millico.
In Ciociaria non sfondava, poco memorabili anche le successive esperienze per Cosenza e Cagliari, quasi impalpabile il contributo di Millico alla promozione in A dei sardi dello scorso giugno: 15 presenze per 328’ di gioco, con 3 assist. Dunque la scorsa estate, non restava che ripartire da una squadra di bassa B come l’Ascoli. Ma anche qui, cilecca. Coi marchigiani, Millico rimediava 10 apparizioni per 208’ in campo. Per provare a risalire la china, non restava che scendere di un altro gradino, in C. Quando Millico, l’11 gennaio sbarca a Foggia, piazza calda – anche troppo, talvolta – ormai non è più il talento del futuro, il predestinato, ma un giocatore che come tutti deve sudarsi la pagnotta per imporsi. Ed è tutta un’altra musica. Coi rossoneri pugliesi, Millico ha raccolto 13 presenze, 2 gol e soprattutto 8 assist.
La B torna a farsi viva, su di lui c’è il Palermo, ma attenzione anche al Pisa, senza escludere la Juve Stabia, vicina alla promozione in B. Ma su ciò che ne sarà di lui, forse val la pena scolpirsi le parole del suo attuale allenatore, Mirko Cuini: «Va lasciato tranquillo. L’importante è non sovraccaricarlo di responsabilità, considerata la sua giovane età e la sua crescita nel contesto della squadra. Anche se ha dimostrato qualità sul campo, ci sono ancora margini di miglioramento e bisogna permettergli di inserirsi nel gioco in modo più continuo e lucido. Necessario è che Vincenzo diventi più determinante senza che senta troppe pressioni su di sé, non si deve sentire l’unico responsabile del successo della squadra»