L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sul clamore in Spagna per la molestia nei confronti di Ocampos.
Viviamo quotidianamente il calcio dimenticando i confini dello sfottò, cercando di vendicare precedenti sconfitte o umiliazioni – non solo sportive – e pronti a esultare in faccia all’avversario, che sia in campo, sugli spalti o sullo schermo di un televisore, scattando dal divano di casa. I social hanno solo esaltato comportamenti già presenti in natura e l’algoritmo titilla polarizzazioni preesistenti, come dimostrano anche importanti studi scientifici. Ma quello che è accaduto nel corso di Rayo Vallecano-Siviglia, lunedì sera, facciamo fatica a inserirlo all’interno di una di queste categorie.
Bufera in Spagna, Ocampos molestato da un tifoso: «Chi facciamo entrare negli stadi?» (VIDEO)
Durante una rimessa laterale, Lucas Ocampos, attaccante degli ospiti, ex giocatore di Genoa e Milan, è stato toccato da un tifoso, minorenne, nelle parti intime, fuor di metafora: gli ha infilato un dito nel sedere per provocarlo, immaginiamo. Identificato, la procura dei minori si occuperà di lui, presumibilmente, per molestie. Mentre il Siviglia ha fatto un comunicato stampa durissimo: «Sul gesto osceno e del tutto inappropriato subito da Ocampos allo stadio di Vallecas – si legge nella nota ufficiale apparsa sul sito del club andaluso – vogliamo esprimere il nostro disgusto per l’incidente accaduto lunedì durante la partita contro il Rayo Vallecano. Il nostro giocatore Lucas Ocampos ha subito un atto osceno e del tutto inappropriato da parte di un tifoso di casa. Ci auguriamo che vengano adottate le misure adeguate previste dal regolamento per evitare che simili comportamenti si ripetano su un campo di calcio e lo abbiamo espresso direttamente alla Liga. Questi gesti e comportamenti non dovrebbero essere consentiti nella nostra competizione se aspiriamo a essere il miglior campionato del mondo. Inviamo il nostro completo sostegno a Lucas Ocampos, che ha mostrato compostezza e immensa professionalità nonostante il comportamento inaccettabile del tifoso che lo ha molestato».
Un comunicato stampa forse eccessivo ma non secondo il diretto interessato: «Spero che la Liga prenda la questione sul serio, come quella del razzismo, e che non succeda in altri ambiti, perché se succedesse nel calcio femminile sappiamo cosa si direbbe. Mi sono trattenuto perché ho due figlie e spero che domani non accada a loro, auguriamoci che prendano la decisione adeguata. Va fatto perché non è giusto che il comportamento di uno stupido macchi quello di tutti gli altri tifosi che si sono comportati molto bene», gli stessi che hanno coperto di insulti razzisti il compagno di squadra En-Nesyri, autore della doppietta decisiva per l’1-2 finale.
L’impressione, al di là della gravità del gesto – anche se sarebbe meglio non confondere razzismo e molestie, due problemi gravissimi che affliggono lo sport mondiale, soprattutto lì dove i riflettori non sono accesi – è che i tifosi, clienti, spettatori, non vogliano più solamente guardare una partita dal vivo, ma vogliano avere il potere di partecipare, ridicolizzando quello spettacolo del quale si raccontano sempre più spesso come gli ultimi resistenti di un fortino accerchiato dal vil denaro, con risultati macchiettistici.
Una volta a toccare i genitali erano gli avversari, spesso quelli del marcatore per metterlo in difficoltà nei momenti decisivi: un gesto antisportivo che destabilizza il diretto rivale. Paul Gascoigne, per esempio, aveva un rituale bizzarro: chiedeva al compagno di squadra, Les Ferdinand, di lasciargli toccare le parti intime per scaramanzia.
Ma in questo calcio dove non si sa più vincere e perdere, stare in campo e sugli spalti, è difficile fare anche dell’ironia.