“Aveva chiesto pazienza, perché con i giovani non si ottiene tutto e subito. Ma il suo Toro è allo sbaraglio e sembra privo di guida tecnica, confuso e autolesionista. Sì, allo sbando, veterani e ultimi arrivati. In campo durano nemmeno venti minuti, il tempo di andare in vantaggio e di fermarsi. Perché? La quarta sconfitta in casa è pesante, e alla fine il pubblico esplode con cori inequivocabili: «Ventura, Ventura vaff…». Ingrati? Beh, sui termini si può sempre discutere. Nella sostanza, l’allenatore granata entra nel mirino, quasi come avesse esaurito il credito. Perché la gente non vede sbocchi. Il gioco è peggiorato, la squadra è nervosa, oltreché autolesionista. Problema fisico? A precisa domanda, Marco Benassi ha risposto così: «Assolutamente no, altrimenti a Genova non avremmo corso fino allo scadere». Questione di personalità, di mentalità, di involuzione, di qualità bassa, di sistema di gioco se non superato perlomeno inadeguato in questo momento: non aiuta a ottenere risultati, se gli interpreti non sono tutti all’altezza e non si spinge con continuità, salvo poi subire e magari fare tutto da soli, come ieri. Logica la contestazione al fischio di Rocchi. «Questa è stata una partita che non è nel dna del Toro – altre parole di Giampiero Ventura -: sono molto dispiaciuto, per il pubblico che fino all’ultimo è stato disponibile al contrario di altre volte quando invece c’era tensione. Inutile, poi, analizzare adesso le contestazioni: chi è venuto allo stadio è stato vicino alla squadra; una parte del pubblico è sempre stata al contrario un po’ così, non c’è nulla di nuovo». Opzione interna Di nuovo c’è che si comincia a pensare a un prossimo futuro, più o meno immediato, senza lo stesso Ventura. Chiariamo: il presidente Urbano Cairo ha firmato il rinnovo sino al 2018 con l’allenatore genovese, uomo perno del progetto che va avanti dal 2011 e che prevede una crescita costante, con innesti mirati. E adesso chiede di far quadrato, che la bufera passerà. Intanto, però, comincia a filtrare il nome di Moreno Longo come possibile soluzione se le cose dovessero precipitare. Nessuno se lo augura, ovvio. Però nel calcio che conta nessuno si fa trovare impreparato. Detto questo, non si vuole esonerare Ventura, ma si prova a vedere chi potrebbe “dare una mano nel caso che…”. Il tecnico campione d’Italia con i “granatini” piace ai tifosi, chiaro. E piace ai dirigenti, non solo del suo club, visto che le offerte e le sirene dall’esterno non mancano. Con il baby Toro ha vinto il campionato, la Supercoppa; soprattutto ha mostrato di possedere un bagaglio tecnico notevole. Non è legato a un modulo, cambia a seconda degli interpreti, ha portato la gente a ri-innamorarsi anche dell’altro Toro, appunto. Quello che trascina diecimila persone all’Olimpico e regala spettacolo e passione viscerale sino alla fine, contro avversari italiani e internazionali, come successo in Youth League. Sarebbe un ponte verso il futuro, verso annate prossime dove in rosa dovranno esserci i giocatori formati in casa. Con il Fila che sta tornando… Punto di non ritorno Adesso, la palla massa nelle mani, o nei piedi, di Ventura. O recupera la squadra e mette insieme risultati – ridando un obiettivo che possa stimolare la truppa, perché al momento si vivacchia, con la complicità di una classifica che in fondo è comunque segnata da tempo: ma occhio, il Verona ultimo è più vivo di Glik e compagni – oppure il vicolo cieco granata sarà il suo traguardo conclusivo. «Se sono preoccupato? Certo, perché tengo al Toro». Allora lo ripresenti. E non nella brutta copia vista col Chievo”. Questo è quanto scrive l’edizione odierna di “Tuttosport”.