L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sulla Championship e in particolar modo su Enzo Maresca e il suo Leicester.
Il tempo non solo modella le rughe, il tempo che passa aiuta i saggi a capire quello che conta davvero, come cambiare carattere e atteggiamenti, frenando certi impulsi. A 43 anni Enzo Maresca non è più quel ragazzo difficile da gestire che il 24 febbraio 2002 festeggiò un gol, con cui evitò alla Juventus la sconfitta in un derby, facendo il gesto della corna del toro, il modo di esultare che all’epoca era del granata Ferrante. Oggi Maresca a Leicester è per tutti semplicemente Enzo. Lo chiamano così tifosi e dirigenti. Alcuni nemmeno sanno di quella storia. Enzo Maresca è diventato un uomo riservato, che rilascia interviste solo perchè costretto dal protocollo, un allenatore che si nutre di campo e analisi al video, che sta riportando in Premier League il club che con Claudio Ranieri vinse un incredibile titolo da Cenerentola nel 2016. La retrocessione della scorsa primavera è stata uno choc, ma la ripartenza è stata immediata e dopo 26 giornate delle 46 in programma, il Leicester sta dominando la Championship: 12 punti di vantaggio sulla terza (è quello il punto di riferimento dato che le prime due vengono subite promosse in Premier mentre dalla terza alla sesta giocano i play off per un altro posto al sole), ventuno vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte, miglior attacco (58 gol) e miglior difesa (18).
La serie B inglese è una maratona sfiancante: 24 squadre, 46 partite. Nessun campionato al mondo è così. E non è certo facile essere “over performanti” come lo è diventato il Leicester di Maresca. Per l’ex assistente di Pep Guardiola al Manchester City è anche un riscatto dopo il fallimento tecnico a Parma di due stagioni fa. Il suo calcio tiki taka, la voglia di essere sempre in controllo della partita con possesso palla e dominio del gioco, si sono scontrati con il pragmatismo della serie B italiana. Maresca sulla via Emilia è durato da luglio a novembre: 4 vittorie, 5 pareggi, 4 sconfitte. La media punti di 1.30 era insufficiente per una proprietà che voleva tornare subito in serie A. Con il Leicester, Mister Enzo viaggia a 2.50. E’ la stessa di Simone Inzaghi con l’Inter in serie A e di Carlo Ancelotti nella Liga con il Real Madrid. Accettare il Leicester è stata una scelta vincente: «L’ho scelto per la grandezza del club, conosco bene il calcio inglese e le sue dinamiche. Il Leicester – ha argomentato Maresca – possiede un centro sportivo meraviglioso, molto simile a quello del Manchester City dove ho già lavorato. Adesso sono in un club che è caduto in disgrazia tecnica con la retrocessione in Championship, ma è forte, organizzato e ambizioso e stiamo facendo il possibile per riportarlo subito in Premier League».
Enzo Maresca sta lavorando anche per il calcio italiano. Nel roster delle “Foxes” c’è il centrocampista Cesare Casadei, 20 anni, in prestito dal Chelsea, punto di forza dell’Under 21 azzurra e già nel mirino di Spalletti. Il ct dell’Italia proprio di recente ha dichiarato: «Il mio dovere è guardare, osservare, tutto quello che può essere utile alla Nazionale. Ultimamente sono usciti Kayode, Ranieri, Koleosho e Casadei, che avevamo da un po’ nel mirino». Per il nativo di Ravenna, cresciuto tra Cesena e Inter, il momentaneo “fatturato” al Leicester è molto interessante per un ventenne: 21 presenze su 26 partite, 2 gol. Nel 4-1 rifilato dal Leicester all’Hudderfield solo due giorni fa, Casadei ha giocato tutto il match ed è stato tra i migliori. Ragazzo d’oro, cresciuto nel mito di Ibrahimovic, Cesare Casadei è legatissimo alle proprie origini romagnole, appassionato di cucina, in Inghilterra ha sempre con sè l’impasto necessario per prepararsi le piadine di cui e ghiotto. Maresca lo sta gestendo con intelligenza, per non bruciarlo, ma senza tenerlo in quella naftalina dove potrebbe rallentare una crescita che negli ultimi tempi è stata esponenziale; lo schiera come uno dei due mediani nel 4-2-3-1. Modulo che è la variazione sul tema di un tecnico plasmatosi nei dettami del 4-3-3, ma capace di evolversi mettendoci gradualmente un qualcosa di suo. Anche così si diventa grandi allenatori.