“La Giovine Italia di Mazzini sbocciò a Marsiglia. A Lilla, che è pur sempre terra francese, ancorché a mille chilometri di distanza dal Mediterraneo, è appassita la Giovine Italia di Conte. Eravamo già primi, il nostro ct ha potuto tirar su dal pozzo il turnover a secchiate, ma adesso dovremo tornare al canone titolare, per leggere lo spartito degli ottavi. E va già bene che Bonucci non sarà squalificato: ha corso il rischio da diffidato per dare più garanzie dietro, e l’ha sfangata almeno nei gialli. Ma al di là dell’atteggiamento ultra-offensivo degli irish, che potevano solo vincere per non andare definitivamente a fondo in classifica, ma al contrario qualificarsi, la differenza tra l’Italia delle due vittorie e questa del tonfo, dopo 45 minuti di catenaccio, si è stagliata eccome. Per la serie: abbiamo discreti o buoni rincalzi, ma niente di più. E i nomi sono sempre i soliti. Con la Spagna sarà comunque tutta un’altra musica: in quanto a tattica, a ritmo, a protagonisti. Prevediamo una gara imparagonabile con quella di ieri, contro i campioni in carica dell’arte europea: e indipendentemente dal risultato finale che si verificherà lunedì, s’intende. Portiamo a casa una botta a tanti facili entusiasmi. Per la cronaca, potevamo pure vincere, alla fine: ma il palo ha detto no a una conclusione a effetto di Insigne, appena entrato, al 32′. Poi proprio Bonucci e compagnia sono andati due volte in tilt: prima Hoolahan ha tirato su Sirigu, poco dopo Brady ci ha infilzato di testa come dei polli, nel burro di un cross subito e non capito pure dal portiere. Era l’85’: e avevano meritato più loro, nel complesso. Quindi: giusto così, irish. Passaggio del turno compreso, da terzi. La legge di Murphy. Avevamo contro anche la legge di Murphy: il pivot irish che un po’ guardava negli occhi Bonucci e un po’ annusava l’aria dalle parti di Sirigu (uno dei battezzati dal massiccio turnover contiano, con abbassamento anche dell’età media della squadra: oltre a Bonucci, rispetto alla Svezia sono partiti titolari solo Florenzi e Barzagli). E quindi non potevamo che soffrire, se l’attacco loro era guidato da uno con quel nome. La verità è che da buoni paladini dell’Eire, nel gioco molto simili ai britannici, l’hanno messa subito sull’arrembaggio spinto. Tutti all’assalto o quasi, correndo come dei forsennati. Dovevano fare «la partita della vita» (Conte dixit, alla vigilia) per accarezzare in extremis la qualificazione, vincendo, nel balletto a distanza con Svezia-Belgio. E così si è subito esaltato anche il loro modulo, variabile come il meteo (a proposito: ieri è scoppiata all’improvviso l’estate anche nel Nord della Francia, per cui si è giocato in un caldo umido soffocante, visto che lo stadio di Lilla, con il suo terreno in pessime condizioni e il tetto semovente chiuso, si è rivelato una incredibile serra, ma per fare la sauna; non esattamente il clima ideale per giocare…). Insomma, ce le hanno suonate alla grande, soprattutto tutto nel primo tempo (nel secondo si è registrato maggiore equilibrio, tutto qua), quanto a intensità e gioco, verticalizzazioni e predominio. Baricentro basso, a tratti bassissimo, l’Italia: sovente schiacciata, sofferente, con gli irlandesi che venivano avanti a folate. Bucandoci non solo sulla nostra fascia destra, dove Bernardeschi e Sturaro subivano il moto (quasi) perpetuo di McClean, un invasato tutto scatti, dribbling e cross. Non a caso al 44′ l’ala del West Bromwich si era anche meritato un rigore, per spinta del viola: ma Hategan, sovente criticabile, ha lasciato correre. De Rossi, dove sei? Il 4-2-3-1 di O’Neill ha cambiato continuamente più colori di un camaleonte, oscillando soprattutto tra il 4-1-3-2 e il 4-4-2. E noi per 85 minuti siamo stati buoni quasi solo a difendere, cosa che rimane, d’altronde, il nostro mestiere migliore, gol a parte di Brady (non Liam…). Ma certo la perdita di personalità, di esperienza e di qualità che si è registrata tra centrocampo e attacco si è riverberata in cotanta sofferenza. Questi irish hanno corsa, ma fondamentali poveri, spesso stoppano con gli stinchi: ci permettiamo di pensare che con in campo i vari De Rossi, Candreva, Giaccherini e via dicendo avremmo arato di più e meglio i territori della cifra tecnica, e quindi il peso specifico delle giocate offensive. E allora anche il possesso palla sarebbe stato diverso, relativamente a un efficace controllo del centrocampo, dove tutto inizia (in fase offensiva) e può finire anestetizzato (in fase difensiva). Nei primi 45′, appena una sciabolata fuori di Immobile. Mentre Sirigu era già dovuto volare per deviare una testata velenosa di Murphy. E prim’ancora aveva visto i sorci verdi per colpa di una rasoiata di Hendrick, di poco scentrata. Nella ripresa, una girata alta di Zaza e il palo di Insigne dal limite. Morale: dateci la Spagna, facciamo i seri, e voltiamo pagina in fretta“. Questo quanto riportato dell’edizione odierna di “TuttoSport”.