Tuttosport: “Inchiesta Juve, 90 pagine di ricorso: i quattro motivi per annullare il -15”

L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sul ricorso presentato dalla Juventus per annullare il -15 in classifica.

Un lungo ricorso quello presentato dal club bianconero al Collegio di Garanzia presso il Coni, 90 pagine nelle quali la Vecchia Signora si concentra su quattro punti per cui la sentenza della Corte d’Appello Federale, che ha portato a una penalizzazione di 15 punti in classifica, va revocata: manca una legge per la quale la Juventus è stata condannata; manca un giusto processo, nel quale siano garantiti i diritti minimi a chi si difende; mancano i presupposti per la revocazione, visto che i “fatti nuovi” erano in realtà noti all’epoca della sentenza di assoluzione del maggio ‘22; mancano anche le basi tecniche per l’accusa principale, ovvero quella di aver creato un “sistema fraudolento in partenza”.

E’ quanto si legge sulle pagine di Tuttosport, che ha visionato le 90 pagine di ricorso dei legali bianconeri. Manca una legge è il primo punto, la Juventus spiega che era stata proprio la CaF, quando aveva assolto tutti i deferiti dalla Procura per il “caso plusvalenze” il 27 maggio 2022, a denunciare un’assenza normativa sul tema e la mancanza di “parametri normativamente sanciti” per attribuire un valore ai diritti alle prestazioni sportive di un giocatore.  E poi la mancanza di “fatti nuovi”, perché secondo il club bianconero anche il ‘Libro nero di FP’ e le intercettazioni non costituiscono novità. Perché, detto che l’articolo invocato dalla Procura per la revocazione (il 63 CGS CONI) non contempla la revocazione per “fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia”, ma solo “un errore di fatto”, per il ricorso bianconero: “In buona parte non sono fatti nuovi, ove si consideri che, già al momento del deferimento del 2022, la Procura Federale conosceva i decreti di perquisizione della Procura della Repubblica di Torino – ove i comparivano i contenuti delle conversazioni telefoniche ritenute di maggior rilievo – e aveva altresì contestato ai deferiti l’intenzione di realizzare le plusvalenze per motivi di carattere economico-finanziario e non per esigenze tecnico sportive”.

Altro aspetto il cambio di capo di imputazione, con cui la Corte è arrivata “ad una sentenza di condanna non correlata con l’atto di deferimento”. Si legge ancora: “La Corte d’Appello Federale, solo nel segreto della camera di consiglio, ha deliberato su un nuovo e autonomo tema decidendo, senza alcun contraddittorio con la difesa dei deferiti. tale modo di procedere si è così inevitabilmente risolto in una grave e palese violazione del diritto di difesa e del diritto al contraddittorio ai sensi dell’articolo 24 della Costituzione, oltre che dei principi del giusto processo, richiamati, come noto, anche dall’articolo 2 del Codice di Giustizia del Coni e dal 44 di quello della Figc”. Infine, il quotidiano piemontese si sofferma su un altro punto delle 90 pagine di ricorso, ossia il reale peso delle plusvalenze. “L’addebito di aver realizzato un “sistema fraudolento in partenza” è smentito già dalla preliminare considerazione per cui le plusvalenze hanno inciso solo in minima parte sul totale dei ricavi del club. Nel triennio dal 2018 al 2021 i ricavi della Società ammontano a 1,675 miliardi di euro, le plusvalenze contestate come fittizie nel deferimento sono pari a 60 milioni, rappresentando solamente il 3,6% del totale dei ricavi”.