Tuttosport: “Il Torino si ricompatta a cena. Palermo…”

A volte la testa può più delle gambe. E allora, per uscire dalla situazione ingarbugliata nella quale si è infilato, il Toro le prova tutte. Sì, si battono tutte le strade per far gruppo, per trovare unità d’intenti, per chiarire e chiarirsi al proprio interno, per ricaricarsi, per sostenersi, per rilanciarsi. Insieme appassionatamente, a tavola. Quale posto migliore per una serata in piena tranquillità, per un confronto sereno? Vamos ragazzi Chiamatelo “il patto del filetto argentino”. Al Volver, in centro a Torino, una saletta riservata ha accolto i giocatori granata mercoledì sera. Privacy garantita dalla gentile Monica. I calciatori – la rosa si è presentata al completo con 25 posti – chiedevano appunto un posto dove poter cenare da soli, per poter parlare liberamente, francamente senza troppi osservatori più o meno neutrali. E anche senza la solita trafila di foto e autografi, lasciati per il finale “aperto”, fuori dal locale, per la gioia dei tifosi che li hanno riconosciuti e immortalati con selfie a go-go. Nel ristorante che ha le specialità tipiche dell’Argentina, chi poteva essere il trascinatore se non Maxi Lopez? L’attaccante ogni tanto frequenta il locale e allora l’ha consigliato ai compagni per questa occasione piuttosto speciale. Maxi e Ciro Immobile in gol a tavola, con la simpatia innata. «Una bella serata – conferma la responsabile del locale – in totale privacy, per far gruppo». Per soli granata, e niente derby, perché di solito ci passano pure gli juventini. La scossa Ok, non è l’ultima cena e neppure la penultima. Ma serve per capire quanto la squadra ci tenga a trovare la soluzione alla crisi di gioco e di risultati. Non è un caso se i ragazzi si sono ritrovati da soli, senza staff tecnico e senza familiari. Serviva una tavolata di soli giocatori. Che vogliono dare risposte sul campo. Risposte immediate, domenica in quel di Palermo, peraltro contro un avversario che vive una situazione simile, con il caos allenatori e la classifica precaria (due punti sotto il Toro). Gli intoppi Glik e compagni avevano ben altro morale in avvio di stagione. Erano lanciatissimi, in campo, e gasati, giustamente ambiziosi. «Ce la possiamo giocare con chiunque», il motto che prevaleva. Persino uno solitamente taciturno come Nikola Maksimovic, rimasto nonostante le sirene di mercato con il mercato che offriva 18 milioni al club e una barca di soldi a lui, si era lasciato andare in commenti adrenalinici sul Toro da alta classifica. Poi si sa come sono andate le cose: il serbo si è infortunato nell’allenamento con la Serbia a settembre ed è stato operato al piede sinistro. Risultato? Il tecnico l’ha ritrovato soltanto a gennaio, in pieno marasma. E si sa quanto il morale e l’entusiasmo possano essere la marcia in più per una squadra di calcio. Quell’euforia si è trasformata in tristezza, delusione, amarezza… Sì, anche per la contestazione, perché questo Toro vorrebbe dare altre soddisfazioni alla sua gente, eppure si ritrova involuto e paralizzato, incapace di attaccare con ritmo e forza, impeto e coraggio come accadeva all’inizio della stagione. Sono subentrati pausa, timore, insicurezza e tanto altro. In difficoltà Poi ci sono i casi singoli. I giocatori tornati improvvisamente in campo dopo autentici calvari: Joel Obi, Danilo Avelar, Alexander Farneurd, presenti nella partita disastro contro il Chievo in casa, quella finita con la vittoria dei veneti per 2-1 grazie a un autogol di Bruno Peres e al rigore causato proprio da un “cotto” Avelar. Eccoli quelli che vanno sostenuti più degli altri, perché hanno sentito il peso della sconfitta. Che comunque accomuna tutti, veterani e ultimi arrivati. Chi segue i dettami tecnici e chi ha problemi con le “conoscenze”. A volte, quando sei abitudinario, perde mordente. Magari la presa di coscienza collettiva servirà per trovare uno sbocco, anche emotivo. I tifosi… caricano Detto che per l’appunti i tifosi si sono limitati a foto finali, fuori dal Volver, altri commentano con scritti anche coloriti. Ok, tralasciamo chi commenta il fatto che tanti sono al cellulare (la foto è stata fatta a fine serata, dai). Altri la mettono sul piano agonistico: «Gioca meglio il Carpi: fuori gli attributi». E alla fine sì, serve una sterzata di carattere, al di là di schemi (e calci piazzati sempre sbagliati, sintomo di confusione) e di qualità. Il patto, alla fine, è per rivedere un Toro vero. E qui sono tutti d’accordo.

Published by
Giulia Nasca