Tuttosport: “Ecco i metodi di allenamento di Lopez. Laureato nella cura dei difensori…”

“Diego Lopez è alla sua terza esperienza da subentrante nella sua ancor giovane carriera da allenatore. Al tecnico uruguaiano è già successo a Cagliari e a Bologna e quindi è consapevole delle difficoltà psicologiche prima che tecniche che deve affrontare per rivitalizzare una squadra data per spacciata. Conoscendolo da anni so per certo che non avrà costruito particolari artifizi per conquistare o compiacere i giocatori. L’allenatore rosanero pensa che la sincerità sia l’arma vincente.  Lopez non è un grande oratore, del resto da giocatore non apprezzava particolarmente gli allenatori assillanti, preferisce traferire i concetti attraverso la pratica e la sperimentazione diretta. Possiede una sensibilità particolare per far crescere il gruppo senza drammatizzare gli errori. Anzi l’errore è necessario nel percorso formativo. La correzione deve avvenire a livello individuale, soprattutto focalizzando i concetti di gioco, ed evitando l’umiliazione davanti a tutti. Un lavoro capillare portato avanti grazie all’aiuto dello staff, in particolare del suo secondo storico Michele Fini, bravo nel mettersi a disposizione sia in campo sia nella preparazione di video specifici. L’altro collaboratore chiave di Lopez è Maurizio Di Renzo (già al Palermo ai tempi di Zenga) che si occupa della preparazione fisica e della articolazione dei carichi di lavoro della squadra. Si tratta di una gestione democratica dello spogliatoio, dove la credibilità si conquista con le idee giuste e non con le imposizioni. Passaggi veloci E quali sono quindi queste idee? Innanzitutto passaggi veloci grazie a ragionamenti veloci. Avere una mentalità costruttiva, cercare fraseggi rapidi per far arrivare la palla pulita agli attaccanti nella metà campo avversaria. Questi devono essere coraggiosi e abili nell’ “1 contro 1”, ma devono sapersi muovere anche senza palla. Il compito dell’allenatore è proprio quello di convincere il giocatore a fare qualcosa in più (un taglio, una copertura) rispetto a quello a cui è abituato, facendogli capire l’utilità del sacrificio per sé e per i compagni. Il pensiero tattico di Lopez nasce da una sintesi tra il vissuto da ragazzo in un calcio sparagnino dove la marcatura stretta era un assioma e gli insegnamenti ricevuti a fine carriera quando ebbe come maestro di tattica Marco Giampaolo e se all’inizio Lopez non capiva come si potesse difendere avendo la palla e non l’avversario come riferimento, alla lunga si è fatto convincere e ora da tecnico ha adottato molti di quei principi. Il suo ultimo allenatore fu proprio Massimiliano Allegri con cui si soffermava spesso a parlare di calcio e che lo avrebbe voluto nel suo staff proprio per fargli addestrare il reparto difensivo. «Mi ha spinto ad allenare», ha detto ieri in conferenza stampa il neo tecnico del Palermo. Marco e copro Spesso Lopez preferisce la linea a 4, rispetto alla difesa a 3, proprio per una maggior facilità nella copertura degli spazi. L’attenzione alla sincronia coi compagni e al viaggio della palla non deve mai distogliere il focus del difensore dall’avversario: muoversi prima, anticiparne le mosse, orientarsi preventivamente col corpo e coi piedi, non perdere il contatto fisico e visivo, sono alcuni suoi insegnamenti per arrivare ad avere un difensore che sa marcare e coprire al tempo stesso, senza mai farsi sorprendere alle spalle. Se si trova a correre all’indietro il difensore è spacciato, anche perché gli attaccanti sono sempre più veloci. Su questi dettagli lavora durante la settimana costruendo così, mattone su mattone, la strategia di gara. Esercitazioni analitiche di reparto il mercoledì, globali e dinamiche (10 contro 10) il venerdì.”. Questo quanto riportato da “Tuttosport”.