Il Parma si difende e difende la serie A conquistata sul campo. Le indagini però potrebbero far cambiare tutto e rimandare gli emiliani in B. Sono anche stati resi noti i messaggi che Calaiò ha mandato all’ex compagno De Col e l’Ad degli emiliani Luca Carra non vuole credere che questi possano costare la massima serie. Di seguito quanto scrive “Tuttosport”:
“Dopo averla conquistata sul campo, il Parma rischia di doversi guadagnare una seconda volta la Serie A in un’aula di Tribunale. La Procura Federale ha avviato l’iter che porterà al deferimento per responsabilità oggettiva della società emiliana, fresca di promozione, nell’ambito dell’inchiesta nata dai messaggi su Whatsapp inviati da Emanuele Calaiò e Fabio Ceravolo (anche se quest’ultimo è stato scagionato) a due colleghi dello Spezia, Filippo De Col e Claudio Terzi, nonché ex compagni di squadra, prima dell’ultimo match del campionato di Serie B tra i due club, terminato 2-0 in favore di Lucarelli e compagni. I diretti interessati erano stati ascoltati dal procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro l’8 giugno scorso. Al termine dell’indagine, che si è chiusa ieri, la procura federale ha comunicato agli indagati la violazione dell’articolo 7 del Codice di Giustizia Sportiva per illecito sportivo. Se il Parma venisse sanzionato, rischia una penalizzazione in termini di punti da scontare nella stagione appena conclusa. Eventualità che porterebbe a uno stravolgimento della classifica finale del torneo cadetto e per proprietà transitiva a mettere a repentaglio la promozione. Spettatore interessato il Palermo, uscito sconfitto dalla finale playoff con il Frosinone. Nel giro di una decina giorni il Parma e Calaiò dovranno difendersi davanti al Tribunale Federale, primo grado della giustizia sportiva. Con possibili strascichi alla Corte d’Appello prima e al Collegio di garanzia del Coni poi, per un verdetto definitivo che potrebbe arrivare intorno a metà luglio. Il Parma dal canto suo promette battaglia, anche perché la notizia della presunta violazione dell’articolo 7 è stata appresa a mezzo stampa “con sgomento e sconcerto”. «Riteniamo che l’accusa di tentato illecito sportivo sia sconcertante – la presa di posizione della società emiliana – Non riusciamo davvero a concepire come testo e tenore dei messaggi in questione possano integrare una fattispecie così grave e siamo convinti che chi dovrà giudicare lo farà nel rispetto delle norme, della giustizia e del buon senso”. Questi, secondo fonti vicine al club, i messaggi incriminati inviati da Calaiò a Masi: 1 – “Ehi Pippein… Non rompete il cazzein venerdì, mi raccomando”. 2 – “Dillo anche a Claudiein” (Terzi, ndr)”. 3 – “Anche per il rapporto che ci lega”. Così Luca Carra, amministratore delegato della società emiliana: «Ipotizzare un tentativo di illecito esclusivamente per un messaggio Whatsapp innocuo e con faccine ad un ex compagno di squadra, dopo che indagini approfondite non hanno evidenziato null’altro, è sconvolgente. Perdonateci ma la Serie A del Parma, conquistata con merito, non può essere messa in discussione per una contestazione di questo tipo. Questa è una società che dal primo giorno ha misurato ogni parola, ma di fronte a questo, non possiamo rimanere in silenzio. Chiediamo rispetto e attendiamo impazienti i tempi della Giustizia Sportiva e non abbiamo alcun dubbio che chi dovrà valutare la condotta del nostro tesserato, saprà giudicare»”.