“Tra gli allenatori di Premier va di moda il “made in Italy”. Il contingente italiano che fino all’inizio della scorsa stagione vedeva il solo Claudio Ranieri con il passare dei mesi si sta sempre più ingrandendo: a gennaio si era aggiunto Francesco Guidolin, che proprio ieri è stato confermato dallo Swansea per altri due anni, e presto arriverà anche Antonio Conte, che dopo l’Europeo comincerà la sua avventura al Chelsea. Come se non bastasse il Watford dei Pozzo è molto vicino a sostituire lo spagnolo Quique Sanchez Flores con Walter Mazzarri e dunque dal prossimo anno potremmo avere ben 4 allenatori italiani nel campionato più ricco e con maggior appeal internazionale al mondo: si tratterebbe di un quinto del totale, di gran lunga il contingente estero più numeroso davanti alla Spagna che potrebbe fermarsi a tre (Guardiola con il Manchester City, Karanka con il neo-promosso Middlesbrough, in dubbio invece il futuro del catalano Martinez all’Everton). Più distaccati gli altri paesi: l’Olanda, che perderà Hiddink e probabilmente Van Gaal, potrebbe rimanere con il solo Koeman (anche se su Frank De Boer c’è l’Everton), mentre un solo rappresentante avranno Francia (Wenger) Germania (Klopp), Croazia (Bilic), Argentina (Pochettino) e Galles (Pulis). Da Vialli a Mazzarri L’ottimo lavoro di Ranieri al Leicester ha di certo contribuito a dar visibilità alla scuola nostrana, che in Inghilterra si è comunque sempre dimostrata vincente: il tecnico testaccino è il terzo italiano dopo Ancelotti (2010) e Mancini (2012) a conquistare la Premier League, un torneo che nella sua formula moderna non è mai stato vinto da un inglese (l’ultimo a vincere la First Division era stato Howard Wilkinson con il Leeds United nel 1991/1992). Da allora è la Scozia ad aver raccolto più successi grazie ai 13 titoli del solo Alex Ferguson, seguito dalla Francia di Wenger e dal Portogallo di Mourinho (3 titoli ciascuno). Con Mazzarri diventerebbero 11 i tecnici italiani ad aver allenato in Premier e quindi continueremmo ad essere la terza nazionalità più rappresentata in panchina dietro a Inghilterra (108 allenatori in totale) e Scozia (34). Una storia, quella degli Italians in Inghilterra, costellata da tante vittorie, a cominciare da Gianluca Vialli al Chelsea (FA Cup nel 2000, Coppa di Lega, Coppa delle Coppe e Supercoppa europea nel ‘98) per finire con i successi più recenti – sempre ai Blues – di Ancelotti (doppietta campionato e FA Cup nel 2010) e Di Matteo (FA Cup e Champions League nel 2012), senza dimenticare le vittorie di Mancini che riportò il City al successo in campionato per la prima volta dopo 44 anni. Ma come insegna Guidolin, che aveva raccolto una squadra sull’orlo della retrocessione e nonostante un’infezione polmonare è riuscito a trascinarla fuori dalle cattive acque (il suo Swansea ora è 11º), il “made in Italy” funziona anche nelle squadre in difficoltà, come dimostrano le salvezze conquistate da Zola al West Ham (2009 e 2010) e Di Canio al Sunderland (2013). Nessuna impresa può essere paragonabile però a quella di Ranieri, a cui il Leicester è pronto a offrire un nuovo contratto di 4 anni da quasi 20 milioni di euro. I tecnici italiani vincono, ma giustamente si fanno pagare bene”. Questo quanto riporta l’edizione odierna di “Tuttosport”.