Tuttosport: “Calcio e camorra, Izzo: «Non c’entro niente! Sto vivendo in un incubo»”
“Dopo le accuse, Armando Izzo si difende e invoca la sua estraneità ai fatti che gli contestano gli inquirenti della Procura di Napoli: «Non c’entro assolutamente niente», tuona il difensore del Genoa. Una difesa accorata che però non aiuterà a chiarire la sua posizione fin quando il chiarimento non sarà offerto direttamente di fronte ai magistrati che stanno indagando sulle due presunte combine dell’Avellino nel torneo di serie B 2013/2014. Al centro dell’inchiesta il clan Vinella Grassi, con due ex giocatori irpini, Millesi e Pini, finiti ai domiciliari. «Non c’entro assolutamente niente, credo nella magistratura», respinge le accuse Izzo, il giocatore cresciuto a Scampia e sul quale l’indagine avrebbe svelato il suo coinvolgimento nelle attività criminali del clan Vinella Grassi. «Mi sembra di vivere un incubo – dice Izzo -. Ricordo solo che ero infortunato in quelle due gare (Modena-Avellino e Avellino-Reggina, n.d.r.) e che non ho neanche giocato, ora mi sento un po’ abbattuto a leggere queste cose…». Dovrà chiarire di fronte ai pm, negli interrogatori che si terranno prossimamente. Secondo i progetti del clan Vinella Grassi, l’ex difensore irpino doveva essere il “gancio” in campo per realizzare le fruttuose combine. I ricavi venivano reinvesti ti nella droga, che rappresenta il business più importante. Il clan Vinella Grassi, nato da una frazione che si è staccata dal gruppo composto a sua volta da scissionisti dando luogo a una nuova faida di camorra per il controllo delle piazze di spaccio di Secondigliano e Scampia, lucrava infatti anche con le scommesse sulle partite di calcio. Puntate che fruttavano somme a molti zero e soprattutto sicure. Ad Avellino, intanto, cresce l’indignazione dei tifosi in rapporto ai rischi connessi alla giustizia sportiva. Cosa rischiano i Lupi irpini? Sicuramente due responsabilità oggettive ex articolo 4, comma 2, del Codice di giustizia sportiva. Il patron Taccone, con tutta la dirigenza, si è già dichiarato parte lesa e farà valere la sua tesi anche in giudizio. Il pm, Stefano Palazzi, entro giugno stilerà un calendario di audizioni per fare in modo di estinguere i due gradi di giudizio sportivo entro agosto. A meno che, come auspica anche lo stesso procuratore Filippo Beatrice, l’inchiesta sportiva non faccia luce su altri aspetti ancora non emersi dall’inchiesta ordinaria. Tornando all’Avellino, la doppia responsabilità oggettiva comporterebbe una penalizzazione tra i 3 e i 5 punti da scontare nel prossimo campionato. Entità che dipende soprattutto dall’alterazione effettiva del risultato a favore del club. Ciò si connota nella vittoria per 3-0 sulla Reggina, non sulla sconfitta con il Modena. No flussi anomali Il Viminale non ha ricevuto alcuna segnalazione dei Monopoli su Modena-Avellino e Avellino-Reggina. Le due partite non sono state soggette a flussi anomali di scommesse. Secondo fonti dei Monopoli, il movimento di denaro sui match è stato elevato, ma i tecnici non hanno riscontrato alcuna anomalia. A quanto emerge, dunque, il giro di scommesse su partite “truccate”, scoperto dalla procura di Napoli, sarebbe quindi finito in reti parallele di agenzie, oppure su siti esteri non collegati al totalizzatore nazionale”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna di “Tuttosport”.