“Tutti pazzi per Gigi. In Nazionale gli ultimi arrivati si emozionano quando lo incrociano: c’è chi, come Leonardo Spinazzola, ha detto di mettersi a ridere ogni volta che lo vede, ricordando quando lui era nella Primavera della Juventus e si allenava con i grandi; c’è chi, come Simone Verdi, quasi non ci crede quando il portierone azzurro si avvicina il primo giorno al tavolo dove si fa colazione e lo saluta; c’è chi, come il monegasco Kylian Mbappè, lo mette nella sua squadra dei sogni, Un plebiscito che Buffon s’è costruito con una carriera lunghissima: stasera saranno mille partite tra Juventus, Parma e Italia e saranno 168 presenze in Nazionale (staccato l’amico Iker Casillas) e assalto che continua alla vetta dell’egiziano Ahmed Aassan, fermo a 184. Un plebisicito che si è costruito con il suo modo d’essere, con la sua professionalità, con la sua capacità di non negarsi mai a un rapporto. Una credibilità che Buffon potrebbe giocarsi un domani, quando avrà voglia di lasciare i pali e magari buttarsi nel calcio sotto altra forma: chi non vorrebbe lavorare con (e per) lui?
Grazie dei complimenti. Il portiere ringrazia, passa all’incasso e… allontana quei tempi: «E’ gratificante sentire certi complimenti, sono carinerie di ragazzi che conosco e anche che non conosco. Devo pensarci a come spenderò il mio futuro. Non sono un malinconico, che pensa al passato, e non sono uno della generazione che brucia tutto e subito. Vivo il presente in maniera serena, come la partita con l’Albania». Il traguardo è Russia 2018, per il sesto Mondiale personale, staccando Matthaus e Carvajal. Nessuno c’è mai arrivato. E dopo? «Non lo so. Gli obiettivi li ho nella mia testa, so quali raggiungere e come. Il resto si guarderà. Non è che mi manchi una partita da giocare in particolare. Piuttosto mi manca un post-partita: certe gioie vale la pena poter riviverle. Mi auguro che possa capitare ancora. E poi conta vincere, quando vuoi stravincere hai perso. Devo ragionare bene, sono molto tranquillo. Poi magari faccio come Zidane e saluto con una testata…».
Squadra che cresce. Gigi ha compiuto 39 anni fine gennaio. Se la gode a vedere i ragazzi maturare in azzurro: «Belotti e Immobile possono essere lo spauracchio in Europa. Donnarumma e Meret messi insieme non fanno i miei anni: mi fa sorridere ma è anche un motivo di orgoglio. Sono sorpreso della crescita di questa squadra, fatta in soli sei mesi». Un’Italia che ha tutta l’intenzione di dare del filo da torcere alla Spagna fino all’ultimo minuto disponibile: «Ripeto, la strada intrapresa è quella giusta. Se poi si arrivasse anche a un anticipo dell’inizio della prossima stagione sarebbe un aiuto. Se venisse rimodulato il calendario sarebbe una mano importante per giocare il 2 settembre quella partita nelle condizioni migliori». Prima, però, c’è la serata di Palermo: «Abbiamo grande rispetto dell’Albania, una squadra che è cresciuta con De Biasi negli ultimi due anni. Hanno sempre dato del filo da torcere a tutti, senza perdere l’equilibrio. Sono da temere, ma noi siamo consapevoli delle nostre capacità. Non esistono squadre più facili da affrontare, come mi capitava a inizio carriera. Il calcio di oggi è diventato più competitivo e, per questo, più bello. Tutto è molto più gradevole». Anche per questo la voglia di dire addio a breve giro di posta non è che sia tantissima…”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna di “Tuttosport”.