L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sugli allenatori svincolati.
Recitare a memoria l’undici titolare della propria squadra è diventato un esercizio esclusivamente romantico. I tempi dei “Bacigalupo, Ballarin, Maroso…”, dei “Sarti, Burgnich, Facchetti…” o degli “Zoff, Gentile, Cabrini…” sono oramai lontani. E lo sono ancor di più da quando gli allenatori hanno la possibilità di effettuare cinque sostituzioni. Come direbbe Diego Pablo Simeone: «Oggi è importante chi comincia la partita, ma in molti casi ancor di più chi la finisce».
Insomma, basta un po’ di pazienza e l’occasione, prima o poi, arriva per tutti. Ed è per questa ragione che bisogna continuare a prepararsi a dovere per essere pronti a dare il meglio di sé non appena arriva la chiamata alle armi. Un ragionamento valido sia per i calciatori che non partiranno nell’undici titolare della propria squadra sia per gli allenatori che guarderanno l’inizio della prossima campagna dalla poltrona di casa. E la verità è che la formazione dei tecnici ai quali è toccata questa sorte è, anche quest’anno, di tutto rispetto: tra gli argentini Marcelo Bielsa e Jorge Sampaoli e gli “italiani” Thiago Motta e Aurelio Andreazzoli sono davvero in tanti i “famosi della panchina” ad aspettare che il loro telefono squilli.
E per molti succederà molto presto perché è difficile pensare che allenatori come Marcelino García Toral o Marco Rose possano davvero rimanere a spasso per l’intera durata della stagione. Ronald Koeman, dalla sua, è pronto invece a riprendere il proprio posto sul ponte di comando della nazionale olandese. Avvicendamento che avverrà, subito dopo il mondiale in Qatar, quando erediterà da Louis van Gaal il timone della Oranje. Ed è proprio quello degli ex commissari tecnici uno dei rami più frondosi della lista: Joachim Low e Vladimir Petkovic, ma anche Felipe Scolari e Jurgen Klinsmann. Nessuno di loro, però, si accontenterà della prima offerta. Completamente diverse, invece, le esigenze di giovani rampanti come Ole-Gunnar Solskjaer e Fabio Cannavaro che, però, come hanno fatto Pippo Inzaghi (anche lui senza squadra) e Andrea Pirlo, dovranno avere l’umiltà di ricominciare dal fango della gavetta perché in fin dei conti, in giacca e cravatta, hanno ancora tutto da dimostrare.