L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma su Al Thani e l’offerta al rialzo per lo United.
Parla la dietrologia, ed è sempre un rischio. La dietrologia che cerca di spiegare come mai uno dei due gruppi candidati all’acquisto del Manchester United, quello guidato dal qatariota Jassim Bin Hamad Al Thani, abbia presentato martedì una nuova offerta, teoricamente fuori tempo massimo rispetto alla terza scadenza, 28 aprile. La dietrologia dice che, in assenza di riscontri ufficiali alle proposte arrivate in quella data, comunicazioni di corridoio arrivate a Jassim abbiano fatto capire che ci sarebbe voluto qualcosa di più per convincere la Raine, la banca d’affari incaricata di gestire il passaggio di proprietà.
Opinione comune è infatti che grande favorito nella lunghissima operazione, iniziata quasi sei mesi fa con l’annuncio della disponibilità della famiglia Glazer, detentrice del 69% delle azioni, di vendere o – letteralmente – ‘trovare alternative strategiche’, sia Jim Ratcliffe, 70 anni, l’industriale del petrolchimico nato a una decina di chilometri da Old Trafford, lo stadio. Ratcliffe, proprietario anche del Nizza, del Losanna, del team ciclistico Ineos e di un terzo della Mercedes Formula 1. L’offerta di Ratcliffe a quanto pare comprenderebbe l’acquisizione di una quota appena superiore al 50%, permettendo così a Joel e Avram Glazer, i due dei sei tra fratelli e sorelle non favorevoli alla cessione, di restare come soci di minoranza. Una soluzione che, fosse vera, a molti tifosi piacerebbe molto poco: i Glazer, che di fatto nel 2005 acquisirono il club scaricando su di esso il debito, di oltre 600 milioni di euro, ormai da anni sono detestati da una parte della tifoseria, una parte peraltro non quantificabile perché come capita spesso i contestatori sono sempre più visibili della parte silenziosa, magari in maggioranza.
Ratcliffe è tifoso dichiarato da sempre ma non avrebbe previsto di ripulire immediatamente il debito, e c’è chi ancora si ricorda della sua offerta, di poco più di dodici mesi fa, di rilevare il Chelsea, anche se sempre dietrologia vuole che quel tentativo, tardivo e un po’ raffazzonato, fosse semplicemente una vetrina per far capire che Ratcliffe, residente a Monaco e volto non abituale della scena sportiva britannica, aveva intenzione di affacciarsi nel mondo della Premier League. Quanto al rilancio qatariota, è possibile che sia stato fatto per strappare rispetto alla proposta rivale: comprenderebbe infatti l’acquisto del 100% delle azioni, il saldo del debito (di cui non andrebbe una sola sterlina ai Glazer), una forte somma destinata al club e a iniziative sociali e un’altrettanto sostanzioso stanziamento per i miglioramenti a Old Trafford, stadio maestoso e di enormi dimensioni ma, così come il centro tecnico a Carrington, da tempo non sono oggetto di rinnovamenti e ristrutturazioni. Lo stadio, in particolare, in molte zone non è molto dissimile dalla versione anni Novanta e perde nettamente il confronto non solo con rivali più recenti ma anche, per fare un esempio, con Anfield. Colpisce anche la lunghezza della pratica, inusuale persino per una situazione complicata come quella dello United.