«Tutti devono sapere»: la denuncia di Petar Bandic scuote il calcio sloveno

«Tutta l’Europa deve sapere». Non è uno slogan, ma il grido di denuncia lanciato da Petar Bandic, 25 anni, attaccante bosniaco-croato, attraverso i suoi canali social. Un messaggio che in pochi giorni ha fatto il giro del web e che è stato raccolto e raccontato dettagliatamente dal Corriere dello Sport, con un approfondimento a firma di Chiara Zucchelli.

Bandic, soprannominato “baby Cavani” per la somiglianza fisica e il ruolo in campo, ha deciso di rompere il silenzio e denunciare le condizioni di vita disumane che ha dovuto affrontare mentre giocava nella seconda divisione slovena, tra le fila del Drava Ptuj, club della città più antica della Slovenia. «Vivevamo in 17 in una casa che poteva ospitare al massimo cinque persone. Ammassati, come animali. Non è accettabile, figuriamoci per dei calciatori professionisti», racconta.

Nel servizio del Corriere dello Sport, vengono riportati i dettagli inquietanti della sua testimonianza: muri incrostati, letti di fortuna, stufette portatili per scaldarsi e porte rattoppate con carta. Le immagini mostrate da Bandic – video e foto – sono diventate virali e hanno attirato l’attenzione di tifosi, addetti ai lavori e giornalisti di tutta Europa.

Il calciatore, che ha militato in diversi club minori prima di approdare in Slovenia, sottolinea anche l’irregolarità delle situazioni contrattuali e legali: «Un mio compagno è stato addirittura arrestato perché non aveva il permesso di soggiorno. Gli stipendi sono ridicoli – 200, massimo 500 euro al mese – e spesso arrivano in ritardo. È il caos».

Bandic ha scelto di esporsi sapendo che questo potrebbe complicargli la carriera: da febbraio è senza contratto, ma non ha rimpianti. «Se fossi stato titolare forse avrei resistito ancora un po’, sperando che qualcuno si accorgesse di me. Ma ora voglio solo che questa storia serva a qualcosa. Se anche solo un ragazzo riuscirà a ottenere condizioni migliori, allora sarà valsa la pena parlare».

Il club Drava Ptuj, secondo quanto riportato da Chiara Zucchelli per il Corriere dello Sport, non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale in risposta alle pesanti accuse, ma la vicenda solleva un problema più ampio: quello delle condizioni di vita e di lavoro in cui versano molti calciatori delle serie minori. Un tema troppo spesso ignorato, ma che – grazie al coraggio di Petar Bandic – è ora sotto gli occhi di tutti.