Tre pareggi di fila che sanno di sconfitta, rosanero impantanati
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo affetto da “pareggite”.
Il Palermo, a Pagani, non ha perso la partita, ma il controllo del suo destino: tre pareggi che assomigliano a tre sconfitte, un crollo più che una frenata. Doveva essere l’allungo decisivo, aveva in tasca la possibilità di qualificarsi nei primi tre posti, ora resta la paura di vedere sfilare gli altri e di accomodarsi ai play-off in condizioni discutibili, arenato com’è nel drappello di inseguitori che non molla.
Perché la squadra vista nelle ultime uscite non ha né gioco, né cuore, né grinta. E il discorso di Baldini che vede tutti titolari non regge. Silipo sempre fuori e bocciato; i troppi cambi, pur dettati dai numerosi impegni in pochi giorni, portano ad un abbassamento di attenzione e di qualità; l’alternanza tra i due portieri non ha spiegazione; la rivalutazione di Somma lascia perplessi e i panchinari sono un flop: Odjer espulso, Crivello protagonista del rigore, Fella che non tocca palla e Dall’Oglio inconsistente. I rosa si sono impantanati nelle sabbie mobili e non si muovono quasi più. Una crisi di rigetto evidente, soprattutto dopo l’improvvisa e durissima sfuriata del suo allenatore.
Dov’è finito il Palermo di Avellino? Il cedimento nei numeri: tre confronti, con avversari in odore di retrocessione, tre punti; cinque gol segnati altrettanti subiti; continui strafalcioni difensivi; una povertà di idee che stupisce dopo i proclami natalizi di Castagnini e del sostituto di Filippi. C’è come un ritorno al passato, qualcosa che stride e il Palermo riprende a recitare a corrente alternata, con le stesse disattenzioni di sempre e l’impressione che i mali ormai cronici siano diventati incurabili.
Anche i tifosi, per la prima volta, prendono le distanze e contestano apertamente: “Basta”, scrivono nel loro comunicato gli ultrà, chiedendo amore, impegno e dignità. Se per il tecnico non ha valore piazzarsi al terzo o al decimo posto, i dirigenti volevano un cambio di passo che non c’è stato. Baldini ha fatto peggio del suo predecessore e, comunque, non è riuscito a colmare le deficienze strutturali di un gruppo costruito male. In tredici giornate, ha conquistato 21 punti, media 1,62; con gli stessi rivali, Filippi è nettamente più avanti con 26, praticamente due a partita.