Questa settimana il nostro viaggio virtuale, alla scoperta di storie ed emozioni a tinte rosanero, ci ha condotti in Malesia, bellissima e multietnica penisola dell’Asia sud-orientale, ricca di attrazioni turistiche e teatro di fantastiche avventure di pirati, raccontate oltre un secolo fa, dallo scrittore italiano Emilio Salgari. Noi siamo arrivati fino a Kuala Lumpur, la città più grande e più importante della Malesia, per incontrare il nostro amico Filippo Giunta, che di professione non fa il pirata, ma l’ Executive Sous Chef presso il Double Tree by Hilton, lavoro molto più rassicurante e tranquillo e decisamente molto più stuzzicante ed appetitoso!
Ciao Filippo, è davvero un grande piacere averti con noi. Da quanti anni vivi a Kuala Lumpur e come nasce l’idea di trasferirti in un Paese così lontano dall’Italia?
«Vivo a Kuala Lumpur da 6 anni, ma l’idea di trasferirmi è nata nel 2008 quando ho conosciuto mia moglie, di origine malesiana. Vivevamo entrambi a Londra, io svolgevo la professione di Sous Chef in un ristorante. Quando nel 2010 mia moglie è ritornata in Malesia, io ho deciso di seguirla e dopo aver lavorato per tre anni e due mesi in un hotel di Kuala Lumpur, sono stato assunto dal Double Tree by Hilton. Adesso gestisco quattro ristoranti, di cui uno italiano e sono alla guida di un team composto da circa 90 chef».
Sei partito giovanissimo dalla Sicilia e all’estero hai trovato la tua realizzazione professionale. E’ davvero così difficile, nel tuo campo, riuscire a trovare opportunità lavorative nel nostro Paese? Ci racconti la tua esperienza?
«Ho fatto la scuola Alberghiera, ma ho iniziato questa professione quando avevo 14 anni, lavorando nei fine settimana in piccoli ristoranti per avere qualcosina in tasca ed essere economicamente indipendente. Sono rimasto a lavorare in Sicilia fino all’età di 21 anni, poi dopo aver fatto il servizio di leva, in quel periodo obbligatorio, mi sono guardato intorno e ho capito che in Italia non c’era un futuro lavorativo per me e per quello che volevo realizzare.
Nel campo della ristorazione ci sono molte più opportunità all’estero ed è più facile affermarsi ed avere successo, lo dico per ciò che ho vissuto personalmente e per le esperienze che ho maturato. Sono andato via, anche perché da sempre volevo viaggiare e conoscere il mondo. Sin da bambino sono stato affascinato dalle diverse culture del mondo».
Sei nato a Palermo, ma i tuoi genitori non sono palermitani, inoltre vivi un personalissimo derby in famiglia. Ci spieghi il tuo profondo legame con la città di Palermo?
«I miei genitori sono originari di Agira (En) e negli anni ’80 dopo essersi sposati si sono trasferiti a Palermo a causa del lavoro di mio padre. Qui siamo nati io e le mie sorelle, ho frequentato l’asilo e le scuole elementari e quando avevo 11 anni siamo andati via. Mi sono sempre sentito palermitano al 100%, il legame con la nostra città è molto profondo e sin da piccolo sono stato tifosissimo del Palermo. Mio padre, invece, ha sempre tifato per il Catania.
In occasione dei derby ci prendevano affettuosamente in giro, quando ero all’estero e il Catania vinceva, lui mi mandava sempre messaggini e provava a telefonarmi. Io però ero troppo preso e non gli rispondevo, lo evitavo e gli telefonavo il giorno dopo».
Come ti sei organizzato, in questi anni, per seguire le partite del Palermo? Vivi da solo la tua passione o sei riuscito a trovare altri tifosi rosanero anche a Kuala Lumpur?
«Nel periodo londinese, dal 2003 al 2010, vedevo le partite del Palermo nel famoso “Bar Italia Uno”, c’erano delle sale dove seguire tutte le partite di serie A. Qui nel 2004 ho conosciuto un ragazzo originario di Palermo, Marco, che tutt’ora vive a Londra e con il quale è nata una grande e forte amicizia. Un giorno di Novembre, ancora non ci conoscevamo, eravamo tutti e due nella saletta a vedere la partita, il Palermo perdeva per 1 a 0 con il Parma, al pareggio di Gonzalez, ci siamo abbracciati felici, sembravamo amici di vecchia data, ci fu una grande esplosione di entusiasmo, con scene da stadio. In Malesia purtroppo sono solo, seguo il Palermo tramite internet e spesso passo le notti sveglio perché quando si gioca di sera qui sono le 3 del mattino, il fuso orario è di 7 ore».
Quali valori e tradizioni della nostra Terra vuoi trasmettere a tuo figlio? Pensi possa ereditare anche la tua grande passione per i colori rosanero?
«Sto trasmettendo a mio figlio tutti valori della nostra Terra e spero che crescendo lui possa ereditare la mia stessa passione per il Palermo, quella fede che ti fa amare la squadra sia quando vince che quando perde. Per la semifinale di Coppa Italia l’ho portato con me al Barbera ed è stata una bella esperienza vedere il Palermo vincere, lo stadio gremito dai tifosi e la grande felicità della gente!».
Nel cassetto dei ricordi più belli, legati al Palermo, qual è quello che ti ha emozionato di più e che non dimenticherai mai?
«La partita contro il West Ham a Londra, io vivevo ancora lì e mi ero giocato la vittoria del Palermo per 1 a 0 perché mi sentivo molto positivo. Fu un’emozione grandissima vedere arrivare i giocatori rosanero, poter pensare che si stava giocando con gente come Tevez e Mascherano, sedersi in uno stadio come il Boleyn Ground e poi vedere la mia squadra vincere in trasferta. Un’esperienza davvero unica che non potrò mai dimenticare!».
Quando pensi alla nostra città quale immagine immediata ti viene in mente?
«Penso subito a Mondello, anche se vivo in un Paese dove ci sono le spiagge più belle del mondo. Se ci fosse la possibilità di un lavoro stabile tornerei volentieri. Ed è comunque una cosa che ho già deciso, dopo che i figli saranno per la loro strada e quando mi ritirerò dal lavoro, tornerò a vivere a Palermo».
Parlando invece del nostro Palermo, quali sono i tuoi sogni e le tue speranze?
«Spero di vedere uno stadio pieno e una curva unita, a prescindere dal risultato e dalla categoria».
Siamo giunti alla fine della nostra chiacchierata, Filippo qual è il tuo saluto e il tuo messaggio a tutti i tifosi palermitani?
«Come saluto dico: Forza Palermo e viva santa Rosalia, come messaggio voglio dire a tutti i tifosi rosanero di stare vicino alla squadra e di onorare la maglia sempre!».