“Trazzeri”: Ritratti e storie di emigranti rosanero – Fabio Musso, cangurotto rosanero!
“Cu niesci arriniesci”, era questo l’epilogo di “Trazzeri”, struggente canzone composta dall’artista palermitano Giovanni Alamia. Raccontava, con dolore e tristezza, la scelta sofferta di un giovane emigrante, costretto a lasciare la propria terra e i propri affetti in cerca di lavoro e di fortuna. Un tema, purtroppo, ancora oggi molto attuale. Ma se le circostanze della vita hanno obbligato tantissimi nostri amici e parenti a lasciare la nostra città, mai nessuno potrà strappare dal cuore di un Palermitano, Palermo e il Palermo. Noi, nel corso di questa rubrica, incontreremo i nostri emigranti rosanero in giro per il mondo, per raccontarvi le loro storie e parlarvi della loro Passione, perché, come cantava Giovanni Alamia, Palermo vista da lontano è ancora più bella!
Oggi, il nostro viaggio virtuale ci porta a Rosebud, Australia, per incontrare Fabio Musso che da circa 4 anni vive e lavora nell’Emisfero Australe.
Ben trovato Fabio e grazie per aver accettato il nostro invito. Insieme alla tua famiglia, qualche anno fa hai lasciato definitivamente l’Italia. Da Palermo, però, eri già andato via, per motivi di lavoro, parecchi anni prima, trasferendoti a Roma, dove avevi fondato, insieme ad un gruppo di palermitani il “Club Rosanero GCR”. Ci racconti di quella esaltante esperienza?
«”Rosanero GCR” è stata una favola infinita, un’esperienza fantastica, nata da un gruppo di ragazzi palermitani che si riunivano per vedere le partite del Palermo sin da quando la squadra era in Serie B. Io vivevo già a Roma da diversi anni e non avevo idea che tanti miei concittadini, tifosi rosanero, vivessero nella Capitale. Ci siamo ritrovati, non per caso è stata una cosa voluta. Da lì è nato il club e tante belle amicizie, tante trasferte insieme, una bella realtà del tifo rosanero a Roma!».
Erano gli anni del miglior Palermo, trasferte prestigiose in giro per l’Europa. Quale ricordi con maggiore affetto e perché?
«Sicuramente quella contro il West Ham, allo stadio Boleyn Ground di Londra. I loro tifosi ci avevano accolto con le famose magliette “The Hammers vs the Mafia”, noi andammo a vincere per 1 a 0 con un gol di Caracciolo. C’è ne anche una italiana che ricordo con grande entusiasmo, quella contro la Fiorentina, vinta da noi per 3 a 2, grazie ad un’incredibile gol al 46’ del secondo tempo realizzato da Amauri. E’ stata un’apoteosi!».
Sempre in quel periodo nacque “Voci rosanero” un programma radiofonico che da Roma parlava del Palermo, raccogliendo non solo le testimonianze dei tanti emigrati rosanero, ma intervistava anche personaggi di rilievo del mondo del calcio. Quali erano, allora, gli umori della Piazza?
«La Piazza era in fermento, c’era molta allegria e molta voglia di parlare del Palermo. Noi contattammo una Radio di Roma – Nuova Spazio Radio – e iniziammo a fare un programma radiofonico che andava in onda anche in streaming. Ci chiamavano tifosi da tutta Italia e fu un’esperienza davvero esaltante!».
Dopo vent’anni di permanenza a Roma, hai deciso di emigrare in Australia. Che ambiente hai trovato e in che modo ti sei inserito nel mondo del lavoro?
«Ho trovato sicuramente un Paese evoluto, un Paese giovane, ha solo 200 anni, dove non mancano gli italiani. E’ una realtà diversa dalla nostra, come cultura, lingua ma essendoci già stato altre volte questo ha fatto si che mi sono ambientato in maniera più rapida. Da buon palermitano devo dire che ci si adegua dappertutto. Non ho avuto difficoltà ad inserirmi nel mondo del lavoro, anche se in Australia è tutto diverso, ci sono più aspettative, qui c’è molto rispetto per la cultura del lavoro».
Ben 15831,79 chilometri e 10 ore di fuso orario dividono Palermo da Rosebud, riesci ancora a seguire le vicende della squadra Rosanero, come ti sei organizzato?
«Sempre e comunque si seguono le vicende rosanero, attraverso internet e seguo le partite in streaming, non riesco a vederle tutte per vie del fuso orario. Però mi tengo super aggiornato».
Cosa significa per te riuscire a mantenere ancora vivo questo forte legame con la tua squadra del cuore?
«La distanza non può azzerare la mia fede rosanero, al di là della distanza, della lingua e dalla cultura quella resterà per sempre!».
Quando pensi alla nostra città, quali sono le prime immagini che ti tornano in mente? Cosa ti manca di più della tua Terra?
«Quando penso a Palermo, rivedo i mercati cittadini, Ballarò e il suo vociare, risento il calore dei palermitani, rivedo i colori della nostra città. Della mia Terra mi manca la mia famiglia, il sole di Mondello, la Favorita e il cibo di strada!».
Che saluto vuoi dare ai tanti amici che leggeranno questa intervista e qual’é il tuo augurio per il Palermo?
«Un saluto a tutti quelli che conosco, che ho conosciuto e che conoscerò e che tifano Palermo. L’augurio più grosso è che in questo finale di campionato accada tutto quello che noi vogliamo: la permanenza del Palermo in serie A. E concludo con piccolo invito a tutti i tifosi di rimanere vicino alla squadra fino alla fine: uno che come me non lo può fare, almeno incita chi può farlo! Ma voglio farmi un augurio anche io: spero di tornare presto al Barbera per vedere una partita in curva con i miei amici, in particolare con una mia grande amica».
Di Cettina Pellitteri