Torretta Cafè, Pastore: «Zamparini era innamorato delle mie giocate»
Javier Pastore è il protagonista del primo episodio di Torretta Cafè, Talk Show realizzato dal Palermo FC e condotto da Sarah Castellana. L’ex rosanero durante la chiacchierata con la giornalista ha toccato vari argomenti che riguardano il suo passato da calciatore del Palermo.
Ecco un estratto:
«Da piccolo avevo in testa che volevo giocare in Europa. Quando avevo 10 anni mi chiedevano se mi sarebbe piaciuto giocare nella prima squadra del Talleres, io rispondevo che avevo voglia di giocare in Europa. Il calcio europeo è dove noi argentini vogliamo arrivare. Il mio primo pensiero era quello di venire in Europa, era la mia fissazione. Dopo un calciatore non sa mai a che livello può arrivare, come e quando. Devono passare
tantissime cose, bisogna avere fortuna o magari trovare l’allenatore giusto in quel periodo lì. Aver sempre voglia di fare uno step in avanti e di crescere umanamente e professionalmente. Mio arrivo nel Palermo? Il giorno che sono arrivato ho subito giocato un’amichevole contro una squadra
austriaca. Una volta sceso dalla macchina con Sabatini e il mio procuratore si è avvicinato Zamparini che mi ha proposto di giocare la partita dopo aver fatto un viaggio di 14 ore da Buenos Aires a Milano. Non avevo neanche le scarpe, il Presidente allora mi ha accompagnato in un centro commerciale lì vicino. Mi ha detto prendi tutto quello che vuoi, ho preso un paio di scarpe da calcio, i parastinchi e basta. Questo andava bene. Una volta tornati alla partita il magazziniere Pasquale mi ha dato il materiale per giocare. Zamparini ha detto al mister che sarei dovuto entrare nel secondo tempo. Il mister non capiva perché dopo un viaggio così lungo sarei dovuto subito scendere in campo. Ho giocato una ventina di minuti e ho subito fatto un sombrero. Ho fatto un tunnel, poi un passaggio lungo a Miccoli che ha fermato la palla di petto e fatto gol. Non so se era la voglia di dimostrare. Zamparini si mise a piangere in tribuna, era innamorato delle mie giocate. Me lo hanno raccontato persone che stavano lì come il mio procuratore».