Torretta Cafè, Pastore: «Ho avuto la fortuna di vivere Maradona e Messi nello stesso spogliatoio»
Javier Pastore è il protagonista del primo episodio di Torretta Cafè, Talk Show realizzato dal Palermo FC e condotto da Sarah Castellana. L’ex rosanero durante la chiacchierata con la giornalista ha toccato vari argomenti che riguardano il suo passato da calciatore del Palermo.
Nel corso dell’intervista sono state mostrate delle immagini di grandi calciatori.
Ecco le parole del “Flaco”:
«Neymar? Giocatore unico, tecnicamente e sotto ogni punto di vista. Quello che più mi ha sorpreso in un allenamento, in una partita. Lui veramente se vuole può fare quello che vuole. Grande giocatore che ha tutte le qualità che può possedere un calciatore. Forte con entrambi i piedi, di testa, è reattivo. Ha veramente tutte le caratteristiche».
«Ibrahimovic? E’ il re, a Parigi è stato il nostro re. Ci ha fatto imparare tanto, mi ha aiutato tanto a essere più competitivo e a volere vincere ogni giorno. E’ stato un giocatore che caricava tantissimo, capitano eccezionale ha fato la differenza al PSG. In quegli anni spiccava la personalità e il suo modo di vivere il calcio».
«Per me è stato un giocatore a cui non hanno dato il giusto valore perché ha giocato sempre con campioni incredibili al suo fianco. Io lo metterei sempre nella mia squadra ideale, è un giocatore che fa la differenza. E’ anche un mio amico, abbiamo condiviso tanto anche fuori dal calcio. Mi ha fatto piacere vederlo vincere con la Nazionale argentina, voleva questo con tanta voglia. E’ uno dei top con cui ho giocato».
«Messi? Si può dire poco di lui, ho avuto a fortuna di giocare con tutti questi giocatori ma soprattutto con lui. Il miglior giocatore di sempre, in allenamento e in partita fa delle cose che non puoi neanche immaginare. Quando vuole una cosa e si accende è finita per gli altri. E’ il migliore di tutti, di sempre. Io ho 35 anni, Maradona non l’ho visto giocare ma l’ho avuto come allenatore. Ho avuto la fortuna di vivere Maradona e Messi nello stesso spogliatoio. Incredibile, una cosa unica. Diego aveva la sua aura, il suo modo di vivere e di essere. La sua personalità, il suo coraggio, la sua forza. Era una persona che ti trasmetteva qualcosa, parlo di lui e ho la pelle d’oca. Mi chiamava per sapere come stavo. Unica persona che ho visto in questo mondo che mi ha trasmesso sempre qualcosa soltanto con lo sguardo. Per questo dico di essere fortunato e che il calcio mi ha regalato delle cose che se avessi fatto un’altra carriera non avrei potuto vivere».
«Quando giocavo nel Talleres ho fatto un provino per il Villarreal, lui era lì. Era il mio idolo da piccolo. Guardavo lui, per me era un giocatore esemplare. Il suo modo di giocare, correva in modo diverso, faceva tunnel e passaggi lunghi… tutto quello che volevo fare da grande. Siamo andati una settimana lì, ci allenavamo noi il pomeriggio ma io tutte le mattine andavo a vedere la Prima Squadra e i suoi allenamenti. L’ho aspettato ogni giorno per scattare questa foto».