Javier Pastore è il protagonista del primo episodio di Torretta Cafè, Talk Show realizzato dal Palermo FC e condotto da Sarah Castellana. L’ex rosanero durante la chiacchierata con la giornalista ha toccato vari argomenti che riguardano il suo passato da calciatore del Palermo.
Ecco un estratto:
«Io ho avuto problemi con i miei compagni all’inizio a Palermo per il mio modo di giocare. Non erano abituati ad avere in squadra un compagno che facesse 5 tunnel ogni allenamento. Io non lo facevo per prendere in giro, era il mio modo di giocare a calcio. Ho raccontato pochissimo tempo fa un aneddoto riguardante Migliaccio. Dopo due mesi dal mio arrivo in una partitina gli feci un tunnel e mi diede un calcio, così una seconda e una terza volta. Noi come argentini abbiamo una forma di insultare che non è riguardo la persona ma riguardo la situazione. Allora mi è uscito un insulto, non contro di lui. Lui ha sentito questo insulto, lo ha capito e si è diretto verso di me mentre ero ancora a terra. Mi ha alzato dal collo in piedi dicendomi di non insultarlo più. Ci ha separati Bertolo e siamo andati via dall’allenamento. Mi chiedevo in che posto fossi arrivato. Il giorno dopo abbiamo fatto una riunione con Zamparini e Sabatini. Abbiamo parlato, si sono messi d’accordo sul fatto che dovevo parlare con Migliaccio che mi ha spiegato le sue ragioni. Gli ho spiegato che quello era il mio modo di giocare a calcio e non era una cosa contro di lui. Ci siamo capiti, da quel momento in poi il mio miglior compagno è stato Giulio. Prima di uscire in campo ogni domenica lui veniva e mi abbracciava dicendomi di far quello che mi pareva e che lui avrebbe recuperato i palloni per me. L’unica cosa che voleva è che quando recuperava la palla io fossi a pochi metri di distanza per passarmela. Un giocatore di Serie A dal suo spessore parlava a un ragazzo di 19 anni come me in questo modo, è stato incredibile avere quella libertà e quella fiducia».
«Vi racconto un aneddoto. La mia famiglia e il mio procuratore sono venuti a Palermo perla prima partita contro il Milan. Erano tutti nervosi, mi dicevano che giocavo contro campioni come Pirlo e Gattuso. Io dicevo di sentirmi in modo normale e che avrei sicuramente fatto sicuro almeno un tunnel ad entrambi. Per me erano due idoli, in quel momento avevo 19 anni e pensavo a fare i tunnel. Tutti mi volevano ammazzare, in quella partita con i primi tre palloni toccati ho fatto un primo tunnel a Gattuso e dopo un tunnel a Pirlo. Quello che mi mettevo in testa mi riusciva, in allenamento facevo tanti scherzi… contavo i tunnel, facevo scommesse. Il rientro dal Mondiale? Volevano darmi 3 settimane di vacanza ma io non le volevo. Ho deciso allora di tornare subito in Austria anche in questo caso il giorno di un’amichevole. Sono andato da Delio Rossi per dirgli che volevo giocare un po’ ma ho ricevuto una risposta negativa. Allora sono andato dall’allenatore della squadra avversaria che era di quarta divisione austriaca chiedendo se potevo giocare con loro. Non vedeva l’ora lui, ho giocato con gli avversari e ho fatto tre gol. Liverani nel corso di un’azione mi ha dato un calcio da dietro per infortunarmi, non riuscivano a fermarmi»