Intervenuto ai microfoni di “TMW Radio” Luca Toni ha spiegato i motivi del suo addio al Verona: «Non si può piacere a tutti. Io sono uno vero e chi sa come la penso può capire la mia scelta. L’addio non riguarda questioni di soldi. Se c’è la voglia si va oltre a questi aspetti. Mi avevano proposto tre anni da dirigente dopo l’anno da capocannoniere, ma poi è arrivata la retrocessione. Ripartire non è mai facile. Ho accettato comunque di firmare un contratto per un solo anno perché volevo riportare la squadra in A, dove l’avevo lasciata. È stata però una stagione dove ho fatto tutto e niente. Ho osservato i giovani e tutti i professionisti per imparare questo nuovo mestiere. Il punto è che quando le cose andavano male, Luca Toni non faceva bene. Al contrario, invece, lo faceva. Penso che, dopo 22 anni di calcio, avendo visto club organizzati e altri molto meno, mi sono fatto delle idee importanti sulla gestione di una squadra. Nonostante tutto, in questa stagione non ho mai voluto prendere una decisione. Anzi, studiavo e cercavo di capire dove poter intervenire tenendo sempre presente il concetto di condivisione. Setti? Il Presidente ribadiva di voler fare tutto da solo, delegando in parte Filippo Fusco, bravissimo direttore che però deve ancora dimostrare il suo valore in A. Con il budget a disposizione, i risultati dovevano essere altri. Parole, quelle del Presidente, che se fossero state pronunciate da Rummenigge, ammesso potesse dire certe cose, avrei potuto comprendere. Se lo dice Setti, con il quale ho ancora un ottimo rapporto, capisco meno. Luca Toni deve essere un valore aggiunto. Da qui, umilmente, dico grazie alla società e prendo un’altra strada»i.