Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport, sicuramente non sta riscontrando tanto successo nel mondo del calcio. Il ministro non ha nessuna intenzione di far ripartire il campionato, scatenando le ire dei tifosi e delle società calcistiche. Il giornalista, Michele Criscitiello, nel suo editoriale per “TMW” lo ha attaccato duramento, di seguito il testo:
“i confesso che l’editoriale era già pronto. Poi, però, è arrivato il post serotino del Ministro che contraddice il post mattutino e allora devo cambiare l’attacco.
Vincenzo Spadafora, Ministro per lo Sport e le politiche giovanili, pubblica su Facebook un post che spiega il suo pensiero a proposito della ripresa degli allenamenti e del campionato di calcio: “Leggo cose strane in giro ma nulla è cambiato rispetto a quanto ho sempre detto sul Calcio: gli allenamenti delle squadre non riprenderanno prima del 18 maggio e della ripresa del Campionato per ora non se ne parla proprio. – conclude Spadafora – Ora scusate ma torno ad occuparmi di tutti gli altri sport e dei centri sportivi (palestre, centri danza, piscine, ecc) che devono riaprire al più presto!”.
Resto allibito a leggere dichiarazioni, smentite delle dichiarazioni, dichiarazioni che smentiscono le smentite. Avete capito qualcosa di quello che ho scritto? Io neanche, come non capisco questa serie di netflix. In amicizia darei solo un consiglio al Ministro. Una figura istituzionale come la sua non può scrivere post del genere. Posso farlo io, al bar. Il Ministro no. Quando tornerà ad essere un normale cittadino, allora, potrà. Altra cosa: oggi è giusto cavalcare l’onda del populismo che non vuole il ritorno del calcio perché dobbiamo pensare a cose più serie. Questa ondata, però, Ministro presto finirà e il popolino tornerà a fare quello che ha sempre fatto in Italia in questi ultimi 70 anni: vivere di calcio! Un Ministro così ostile al calcio alla lunga perderà. Questi post resteranno e tra un mese i tifosi torneranno ad infervorarsi per Juve, Milan, Inter e Napoli e a danza continueremo ad andarci per far passare una bella ora alle nostre figlie, io porterò in piscina mio figlio di 2 anni ma continueremo a discutere di calcio, a litigare per il calcio e a sognare col calcio. Non sogneremo per un tuffo in piscina o per un nastro lanciato in cielo nell’ora di giannastica ritmica. Con tutto il rispetto per queste discipline che non rappresentano lo sport del popolo!
Prima del post questo era il mio editoriale…
Non vediamo l’ora di tornare a parlarvi di calciomercato. E’ diventato talmente uno strazio tutta questa vicenda che ci basterebbe anche un semplice “campionato finito”, staccate questa spina. L’importante è sapere cosa dobbiamo fare nella nostra seconda vita. Questo tira e molla è diventato stucchevole, chi ci governa non ha mai avuto credibilità ma quel briciolo che era rimasto l’ha perso ieri. Giovedì sera, su Sportitalia, avevamo anticipato la decisione del Governo: sì agli allenamenti individuali anche per gli sport di squadra. Ad avanzare la richiesta lo stesso Ministro che, solo una settimana prima, con spocchia aveva chiuso al calcio, correggendo addirittura il suo Capo. Siamo nel fantastico mondo del tutto e contrario di tutto, dove l’apparire conta molto di più del sapere. Perché voi pensate che il Ministro allo Sport abbia mai visitato un centro sportivo? Milanello, Pinetina, Trigoria, Formello? No. Se l’ha visitato e posta una foto su instagram (no fotomontaggi grazie) stasera in tv chiederò scusa al Ministro. Mi basta la visita ad un solo centro sportivo, non mille. Perché il Ministro dello Sport, in Italia, è una figura importante e non può ricoprire il ruolo chi non ha mai avuto rapporti diretti con lo sport in statu quo ante. Rispetto per le istituzioni ma anche rispetto per lo sport. Fateci caso: il Ministro sta andando in tutte le trasmissioni televisive politiche ma non accetta il confronto in emittenti televisive sportive che porrebbero domande di sport. Vive di sondaggi social. Il 70% non vuole che il campionato riprenda. Ragazzini che seguono l’ondata populistica che non sanno cosa sia un’azienda. Ma come, in questa situazione, pensiamo a giocare a calcio? Beh, sì. Anche in questo mondo ci sono interessi come nelle attività più importanti del Paese e scusate se calciatori di B, C e D non guadagneranno uno stipendio da marzo ad agosto. Senza fare il conto delle società costrette a chiudere i ponti. Il Governo si prenderà la responsabilità di bloccare il campionato, la Lega Calcio non avrà ovviamente la forza del Governo e dovrà attenersi alle regole. Un contentino per i prossimi anni: abbassare la pressione fiscale al mondo del calcio. Questa la promessa del Governo ma la Lega farà bene a non fidarsi di un Governo traballante che oggi fa delle promesse alle quali domani potrebbe toccare ad altri tener fede, decisioni prese da attuali Ministri. Questo Governo è in grado di rendere la serie C semi professionistica? E’ in grado di ridare i soldi del betting al calcio? E’ in grado di abbassare la pressione fiscale? E’ in grado di cambiare la Melandri ad un anno dalla scadenza del bando con Sky, Dazn e Img imbestialite perché saranno costrette a pagare la sesta rata e il prossimo anno trasmetteranno un prodotto senza pathos, con spalti vuoti, agli stessi soldi? Questo Governo è in grado di cambiare la legge e velocizzare la burocrazia per costruire nuovi stadi? La risposta è una: no. E anche se volessero, questo è il Governo del… “poi vediamo” o del controsenso. Il calcio deve pensare alla sua strada. Sulla sua strada non ci può essere il Governo. Gravina deve intervenire perché, di questo passo, sarà davvero il becchino del calcio. Non ci riprenderemo mai. Economicamente possiamo salvare questo 2019-2020 ma non salviamo il futuro. Sarà l’estate dei Tribunali. Evviva gli Avvocati. Tar, Coni, Tas e chi più ne ha più ne metta. Sì alle retrocessioni? Brescia e Spal in tribunale. Sì alle promozioni dalla B ma solo 2. Frosinone, Pordenone e altre 3-4 in tribunale per aver cambiato format. Il danno minore, per portare pesci piccoli in tribunale, sarebbe la A con 23 squadre ma a questo punto preferiremmo il circo al sabato pomeriggio con tigri e leoni. Fa nulla che quando entri c’è la puzza e i pop corn non sono buoni. La Lega non si fidi del Governo. Bisogna pensare agli affari del pallone e non alla campagna elettorale di un Ministro o del Premier. Se, o quando, la Germania ripartirà, quel 70% di consenso popolare diventerà il 20% perché il popolo italiano lo conosciamo bene. Ora tutti per lo stop ma se in Germania, Inghilterra e Spagna si riprenderà e noi saremo al mare scoppierà la guerra mediatica e social con tutto quel 70% che dirà… “io? mai detto che bisognava fermarsi”. Il vero problema sono i calciatori. Sapevamo che hanno gambe per correre ma poca testa per pensare ma se ci fate caso, in questo periodo, i veri sconfitti sono loro. Nessuno che parla, trattati da burattini, gestiti da una associazione che al tavolo politico non trova neanche la sedia. Dov’è la delegazione dei calciatori che conta e alza un dito? Il calcio è soprattutto fatto dai calciatori, invece, da protagonisti sono passati a cornice del quadro. Anzi, la cornice è troppo. Un chiodo fissato in una parete di cartongesso. Silenzio assoluto dei calciatori che non sanno se e come gli verranno decurtati gli stipendi e non sanno che fine faranno tra finti allenamenti e contratti in scadenza post datati. Silenzio… assenso. L’Aic nel frattempo si prepara al voto. Addio Tommasi che non potrà ricandidarsi. Trattenete le lacrime. Si candiderà l’Avvocato Calcagno. Umberto, per gli amici. Contro Marco Tardelli. L’Aic ha chiamato i delegati di serie C e serie D per chiedere un conteggio di stipendi e rimborsi, per almeno una mensilità. Potrebbe mettere sul piatto 1,5 milioni di euro. Evviva… No, alt ops. Abbiamo fatto due calcoli. 60 società in C, 154 in D. Media costo stipendio mensile per ogni club di C 140.000 euro. Diciamo un trentello per la D perché sappiamo che i rimborsi non possono andare oltre una certa cifra. Con un milione e mezzo paghiamo uno stipendio a 10 società di serie C. Apprezziamo la buona volontà ma non basta. Tommasi chiede alle società di pagare ma, senza prestazioni e con le società ammazzate dal Covid, nessuna società si potrà permettere di pagare stipendi e rimborsi e in D i club hanno rispettato la linea del Presidente Sibilia “Non ci sarà rimborso se non ci sarà la prestazione”.