Ternana, Breda si presenta: «La B è il campionato di chi diventa squadra»

Si è presentato alla stampa Roberto Breda, nuovo allenatore della Ternana rilasciando le seguenti parole:

«Otto anni, un pò siamo invecchiati. Torno con piacere perché è stato un posto dove sono stato bene. Non era una situazione diversa da questa. Non si vive di ricordi però. Ci sono i presupposti per fare un buon lavoro. Quando non lavoro studio: squadre, giocatori e partite. Per me la cosa più importante non è la piazza ma l’organico. Non è una squadra da sbando e che ha fatto anche cose buone. E’ stata poco fortunata. So che subentro a Lucarelli che ha fatto la storia della Ternana per al promozione dei record e i derby vinti. Per fortuna non ci sono derby quest’anno. Professionalmente pensavo fosse un’opportunità da prendere. Conosco i ragazzi, alcuni li ho allenati, altri li ho avuti come avversari altri ancora li conoscerò. Bisogna diventare squadre, dobbiamo crescere, dobbiamo fare un lavoro importante. Siamo ultimi. Dobbiamo concentrarci sulla partita che di volta in volta andiamo ad affrontare e sulla crescita individuale e di squadra. La B non è il campionato dei nomi ma di chi diventa squadra. Dal punto di vista tattico ho delle mie idee che hanno bisogno di conferme. Ci aspetta una partita tosta, bella contro una squadra che ha valori ma anche difficoltà. Da lì dobbiamo iniziare il nostro cammino. La prestazione senza i punti conta poco. Mi fa piacere lavorare con il direttore, per noi è la prima volta. Avere al fianco una persona competente ed esperta come lui è un valore aggiunto. Tutta la piazza deve vivere quest’anno con la volontà di fare un’impresa e mantenere la categoria. L’anno scorso ero ad Ascoli. Abbiamo visto chi è retrocesso: tre squadre che l’anno prima hanno fatto i playoff e la SPAL che aveva giocato in A. Le chiacchiere contano poco. Contanto i fatti. Ho tanta voglia».

«Aspetto psicologico e tattico vanno di pari passo. Mi piace che le discussioni con i ragazzi siano portate in campo. Da giocatore quando mi dicevano “devi dare di più perché sei il capitano” gli rispondevo “sei tu l’allenatore devi dirmi cosa devo fare”. Bisogna non basarsi sul concetto che siamo più bravi di quello che sembriamo. Dobbiamo creare un percorso dove quello che siamo viene fuori. Per essere una squadra ultima non ha i valori per esserlo. Punti di forza vanno potenziati e vanno tolti quelli deboli. La differenza, tante volte è sottile. Chiunque mi ha detto che è un gruppo di persone perbene, sane e che si mettono a disposizione. Dobbiamo trasformare i numeri in qualcosa di più equilibrato e concreto. E’ una squadra che crea ma segna poco. Nelle occasioni che concede ha delle sfumature che non la rende efficace. Ma è normale perché se non ci fosse da migliorare non sarei qui.
Se continuiamo con questa velocità tra un paio di mesi non ci sarò io. In questo momento uno deve concentrarsi solo sulla partita che deve venire. Nella mia carriera ho una media punti tra l’1,4 e l’1,5. Non ci ho mai pensato. Le tabelle non servono. Ho sempre pensato che dovevo vincere la prossima partita. Devo concentrarmi su cose concrete: lavoro settimanale, crescita della squadra e partita. Solo più avanti potremo dire quanto siamo stati bravi. Io non credo negli staff tanto numerosi. Mi sa tanto di fumo. Stiamo parlando per il match analyst. Sono già io il match analyst. C’è poi il mio vice. L’ho conosciuto a Chiavari. Era un foglio bianco. Riprendiamo tutti gli allenamenti e li studiamo. Rimaniamo concentrati alla partita. Mourinho quando vinceva sempre andava via lui e un collaboratore. Sono molto convinto del mio lavoro. Il calcio sta andando verso una specializzazione».