Ternana, Bandecchi rilancia «Cattivo coi cattivi, Terni si fidi di me. A Palermo abbiamo giocato benissimo»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla Ternana e riporta le parole di Stefano Bandecchi.

Stefano Bandecchi è l’uomo del momento. La lite di sabato con i tifosi della Ternana finita a sputi, con annesso (e molto colorito) sfogo mediatico, è rimbalzata ininterrottamente sui social, italiani e non solo. Il presidente ci accoglie in una sala dell’Università Niccolò Cusano di Roma, all’ultimo piano. C’è una gigantesca riproduzione de La notte stellata di Van Gogh con la frase Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatta . «Bella no?». Del resto lui ripete sempre: «Io vinco perché perdo, ho perso tante volte e mi sono sempre rialzato». C’è anche uno specie di stemma, la S che incrocia la B in un ovale con sopra una corona. «Me l’hanno regalato i miei amici perché dicono che sono megalomane, io ne ho approfittato e ci ho fatto una linea di prodotti». E in effetti lo stemma ricorre in giro per le diverse stanze. «Ho varie sale riunioni, le scegliamo in base all’umore». E ci mostra la stanza di Iron Man, quella di Capitan America, quella di Hulk («Che usiamo quando siamo incazzati…»). Fan Marvel? «Beh sì, moltissimo. Il mio preferito però è lui». E nel suo studio personale ci fa vedere il guanto di Thanos: «Tutti pensano che Thanos sia il più cattivo, invece è un uomo vero. Il più pragmatico: al mondo ci sono troppe persone? Io ne ammazzo la metà. E poi mica diventa imperatore, se ne va, a fare l’agricoltore…».

La A quant’è lontana?

«Meno di quanto crediate. Noi torneremo in Serie A, per forza. Adesso siamo a due punti dai playoff e sono certo che il ritorno di Lucarelli abbia già portato un’aria nuova. A Palermo abbiamo giocato benissimo e a fine partita l’ho visto abbracciare tutti. Cristiano ha ritrovato l’empatia della stagione della promozione in B: l’aveva persa, gli mancava la scintilla magica, il fuoco sacro, per questo l’ho mandato un po’ in vacanza. Si vede che vogare a Livorno gli ha fatto bene. Con lui vinceremo e non escludo accada già quest’anno».

Lei ha sempre puntato tanto in alto?

«Per me l’obiettivo primario della vita è sempre stato quello di mangiare. Sono figlio di un camionista che mi ha fatto vivere l’infanzia nel timore di non vederlo tornare più, ma che mi ha insegnato anche a fare l’imprenditore. Sono andato via di casa a 18 anni, ho fatto qualsiasi mestiere: il bagnino, il verniciatore, il sabbiatore, ho scavato pozzi e poi ho fatto il militare perché mi davano da mangiare, bere e dormire. La mia prima piccola azienda l’ho aperta nel 1988, da lì in poi non ho più lavorato per nessuno e ora ho quasi 2.000 dipendenti con una società che fattura 100 milioni l’anno».

L’inchiesta della Finanza la preoccupa?

«No, ma fa riflettere che il mondo sia stato felice quando mi sono stati contestati 21 milioni di evasione fiscale. Prima o poi si arriverà alla verità, ma in Italia io sono condannato, qualcuno mi vorrebbe già in galera se non fucilato. In questo Paese non si può avere successo, è più facile pensare che tu sia un criminale».