“«Mai pensato di entrare nell’Arma, anzi ho interrotto una tradizione: bisnonno, nonno, papà e zio. Ho studiato ragioneria, poi l’università, economia aziendale. Bravo in matematica, pensavano che diventassi scienziato. Avevo dell’altro in testa. A 8 anni, andai ad allenarmi con quelli più grandi a Treviso, dove ci eravamo trasferiti. Il classico provino. Mi presentai in maglia granata e calzoncini bianchi. L’allenatore tentava di spiegarmi che ero troppo piccolo nello stesso momento in cui partì dalla difesa una parabola lunghissima: stoppai col petto e adagiai il pallone a terra. Mi presero. Di quel momento conservo la maglia fatiscente del Torino con stampato l’alone dei pentagoni neri del pallone sporco. Nascevo centrocampista offensivo, Rivera il mio idolo. Quattro anni fa lo incontrai a Coverciano e glielo dissi»”. Questo un estratto dell’intervista a Bruno Tedino ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”.