L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le parole di Tanino Troja in merito al Palermo.
Come mai da “Reuccio di Resuttana” accettò Catania? «Mi trovavo nella mia boutique, a Lignano Sabbiadoro. A un certo punto si avvicina una macchina. Era Carmelo Di Bella, l’allenatore: “Buongiorno… pensionato, che si dice?”. Poi va al sodo e mi chiede di passare in rossoazzurro con lui. Il negozio non andava bene. Decisi di allungare la carriera con un altro ingaggio».
Senza nessun turbamento? «Amo la mia città ma non colgo certe rivalità. A Catania, mi hanno coccolato e ho diversi amici, mai percepito ostilità. Ho avuto, poi, il piacere di conoscere Angelo Massimino. Grande personaggio: non volle neppure discutere la mia proposta di tre milioni al mese con assegni versati dal notaio».
Al Cibali, nel derby, sbagliò panchina; e alla Favorita… «Dovevo dissetarmi e vedendo De Bellis trovai naturale avvicinarmi a lui. Tonino mi richiamò alla realtà: “Ma dove vai?” E allora feci marcia indietro fra le risate di tutti. Al ritorno, invece, dissi a Di Bella che non avrei giocato. Al mister sembrava uno scherzo. Invece, ero deciso. Contro il Palermo, mai. Non mi era capitato prima e non volevo concludere in modo diverso. Mi finsi malato e mantenni la parola».
Ci crede alla favola del City Group? «Sono realista, ancora non del tutto. Attendo. Il progetto è interessante, Torretta ne è un esempio. Tuttavia, qualcosa non quadra se insistono con il discorso della stagione di transizione dopo avere acquistato una ventina di giocatori».