Tacopina: «Catania, non ho intenzione di fare la carità. Non posso chiudere l’acquisto senza riduzione del debito»
Joe Tacopina torna a parlare della trattativa per l’acquisto del Catania. Le sue parole rilasciate a “Catanista.eu”:
«Il problema è il tempo: non c’è più tempo per fare offerte su offerte, bisogna programmare. Adesso ci sentiamo un po’ sotto attacco, e questo non va bene a nessuno. Abbiamo fatto un’offerta 48 ore fa, segno che i miei soci si fidano di me. Abbiamo iniziato questo percorso nell’autunno dello scorso anno, a febbraio mi erano stati richiesti altri 30 giorni, io ne ho concessi 60. Forse il problema è la burocrazia, ma sicuramente non è una mia responsabilità: io ho già dato 800mila euro, ma non ho intenzione di fare la carità. Non posso parlare delle trattative e delle discussioni che abbiamo condotto, ma vi assicuro che abbiamo valutato ogni scenario possibile. Escludo un mio eventuale ingresso in SIGI, ma auspico che Ferraù e Nicolosi, persone meravigliose, possano rimanere con me. Mi sento frequentemente con loro, ma questi sono affari. Ho il massimo rispetto per SIGI, se i soci hanno un’idea diversa per portare avanti il Catania ben venga, auguro il meglio».
«La questione più importante è questa: il debito non è stato ancora ridotto, né dall’Agenzia delle Entrate, né dal Comune di Mascalucia. In questo momento, servirebbero 14 mln di liquidità per permettere al Catania di andare avanti. Il nostro piano finanziario prevede un investimento minimo di 40 mln spalmati su quattro anni. Non devo giustificare nulla, il mio passato parla per me: a Roma ho creato un gruppo forte, a Bologna siamo saliti dalla B alla A, a Venezia ho messo 30 milioni e abbiamo fatto tre promozioni in tre anni. Se qualcuno ha fatto meglio di me, mi faccia sapere. Io non posso chiudere l’acquisto senza una formale riduzione del debito da parte dell’Agenzia delle Entrate. Non sono stupido, non sono disposto ad accollarmi una squadra con 60 mln di debito. Sto sentando di salvare il Catania con tutti i miei soldi e con tutti il mio tempo. Questi sono affari, non è un gioco. SIGI a questo punto ha due possibilità: accettare la mia offerta, oppure pagare i suoi debiti e provare ad andare avanti. Sarei molto deluso se il Catania dovesse fallire, ma più di questo non posso fare».
«Io non parlo, mentre SIGI sembra avere tante cose da dire. Non ho alcun obbligo di presentare l’evidenza fondi. Io avevo dato le prove di fondi già a febbraio: se qualcuno in Sigi dice il contrario, sta mentendo. Ho avuto a che fare con persone meravigliose: Ferraù, Nicolosi, Magni. Il problema sono altre persone, che hanno investito 100 euro e si credono i proprietari del Catania. Vorrei rendere i fatti più chiari, dopo le vergognose dichiarazioni che ho sentito ieri. Se il mio piano fosse stato aspettare il fallimento del Catania, avrei fatto una prima offerta, fatto una seconda offerta, messo 800 mila dollari per pagare gli stipendi? Io ho fatto tutto quanto in mio potere per acquistare il Catania, se SIGI fosse stata pronta adesso sarei il proprietario del Catania».