Clamorose rivelazioni quelle fatte da Nilla Fischer, una delle calciatrici della Svezia in quel Mondiale, nella sua autobiografia ‘I Didn’t Even Say Half of It’.
“Umiliante”, definisce così la giocatrice la pratica a cui si sono dovute sottoporre lei e le sue compagne in seguito alle proteste di Nigeria, Sudafrica e Ghana contro la Fifa nei confronti della Guinea Equatoriale, accusata di avere alcuni uomini in squadra. Il controllo veniva effettuato da una fisioterapista donna per conto del medico, spiega Fishcer:
“Ci era stato detto di non depilarci nei giorni successivi e di mostrare i nostri genitali al dottore. Nessuno capiva questa cosa delle depilazione, ma abbiamo fatto come ci era stato detto pensando ‘come si è arrivati a questo? Perché siamo costrette a farlo adesso, ci devono essere altri modi per farlo…dovremo rifiutare?’. Al tempo stesso però nessuna voleva mettere a repentaglio l’opportunità di giocare un Mondiale. Così lo abbiamo fatto, non importava quanto fosse malato e umiliante. Capisco cosa devo fare e abbasso rapidamente i pantaloncini da allenamento e la biancheria intima. La fisioterapista annuisce e dice ‘sì’, poi guarda il dottore in piedi di spalle alla porta. Prende nota e prosegue nel corridoio per bussare alla porta accanto. Quando tutte le calciatrici erano state controllate il medico di squadra firmava il documento per cui la nazionale di calcio femminile svedese era composta da sole donne”.